PESARO - Triplicato il numero di pazienti Covid da curare a domicilio e presi in carico dai medici di continuità assistenziale delle squadre Usca. Da un anno a questa parte i medici di continuità sono in prima linea.
Da giorni continua a salire la pressione per numero di visite anche su pazienti in giovane età o nuclei familiari di mezza età, che si sono aggravati.
«Una pressione per numero di contagi e malati a casa che torna a farsi sentire in modo importante, colpa anche della diffusione rapida delle varianti – commenta il coordinatore Usca Pesaro, Gregorio Bucci – basti pensare che a fine dicembre, nel momento del primo vero picco della seconda ondata, i 20 medici di continuità assistenziale, erano arrivati a trattare anche mille chiamate fra malati Covid in più serie condizioni e pauci sintomatici, visitando 800 pazienti, e per diversi di loro sono state necessarie più visite consecutive».
Il picco
La giornata più difficile per i medici Usca Pesaro, quella del 12 marzo scorso. «In una sola giornata – prosegue il dottor Bucci – per la prima volta, dopo settimane si è raggiunto di nuovo il picco più alto con 80 richieste in una sola giornata.
La nuova ondata
«Siamo ormai nel pieno della terza ondata e proprio come nel novembre scorso, i nostri medici e infermieri gestiscono la presa in carico di pazienti da considerarsi borderline, che per sintomi polmonari più accentuati sarebbe opportuno ospedalizzare, ma che invece continuano ad essere monitorati costantemente a casa per non sovraccaricare le strutture, visto che al presidio di Pesaro non ci sono posti o almeno questo è quanto accaduto nei giorni scorsi. Certo nelle nostre visite, incontriamo anche diversi casi “sospetti” di variante per la maggior parte dovute a reinfezione da Covid, ma questi vengono segnalati di volta in volta al laboratorio di Patologia molecolare dell’ospedale di Urbino e al Servizio Salute regionale»