Positivo dopo la quarantena, per l'Asur può tornare a scuola ma non è riammesso: scatta la battaglia legale

Positivo dopo la quarantena, per l'Asur può tornare a scuola ma non è riammesso: scatta la battaglia legale
Positivo dopo la quarantena, per l'Asur può tornare a scuola ma non è riammesso: scatta la battaglia legale
di Luigi Benelli
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Giovedì 3 Giugno 2021, 08:34

PESARO - Positivo dopo i 21 giorni di quarantena, per l’Asur può rientrare a scuola, ma non viene riammesso. Ora è battaglia legale a suon di carte bollate, diffide e lettere alla scuola e al provveditorato. Il caso è quello di un ragazzo che frequenta l’ultimo anno delle superiori all’Ipsia Benelli. Il 29 aprile aveva accusato i sintomi influenzali, così come da prassi era stato sottoposto a tampone molecolare che aveva dato esito positivo.

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Le fasi

Il giovane è quindi finito a casa in quarantena. Il 18 maggio si è recato nuovamente a fare il tampone così da poterlo presentare al rientro a scuola. Ma era ancora positivo. Così, molto preoccupato visto che il ragazzo è all’ultimo anno e dovrà sostenere l’esame di maturità ha chiesto quale fosse la procedura. L’avvocato Carlo Scalpelli sta seguendo il caso e ha già inviato una lettera al provveditorato oltre che una diffida alla scuola. «L’Asur sostiene che come da regolamento ministeriale il giovane può rientrare a scuola al termine dei 21 giorni di quarantena, purchè non abbia manifestato ulteriori sintomi negli ultimi 7 giorni. In pratica se è ancora positivo è privo di carica virale e non c’è pericolo di contagio. Abbiamo quindi contattato il provveditorato che ha confermato la validità del certificato per il rientro a scuola. L’Asur infatti ha rilasciato il certificato il 19 maggio». Ma qui arriva lo stop. «Il ragazzo – continua l’avvocato Scalpelli – si è presentato a scuola col certificato ma è stato respinto rifiutando il certificato, un nulla osta rilasciato dall’autorità sanitaria».
Battaglia legale
Quella mattina c’era persino la prova d’esame che il ragazzo ha seguito a distanza da casa. Il perché del rifiuto di riammetterlo è presto spiegato. «In pratica la scuola si è rifatta a una norma sulla sicurezza nei luoghi di lavoro equiparando quindi lo studente al personale docente o amministrativo». L’avvocato Scalpelli ha diffidato la scuola e la preside «dal tenere questo comportamento attenendosi alle prescrizioni sanitarie nazionali e riammettendo il ragazzo a scuola affinchè possa prepararsi al meglio per l’esame di maturità». Ma il giovane è ancora a casa e Scalpelli è «pronto ad intraprende azioni anche penali per garantire la tutela dello studente. Il 18enne ha già perso troppi giorni di scuola in un momento dell’anno scolastico a ridosso dell’esame. Una situazione incresciosa e ogni lezione può essere cruciale per l’esito finale della valutazione».
Lettera all’Ufficio scolastico
Nella lettera inviata al Miur come Ufficio Scolastico per le Marche l’avvocato parla di «impedimento nell’esercizio del diritto all’istruzione» e chiede «un intervento urgente».

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