PESARO - Obiezioni etiche che hanno un fondamento scientifico e producono un’opposizione giuridica. Sono numerosi gli addetti sanitari – medici, infermieri, farmacisti, terapisti – che non si sono sottoposti alla vaccinazione anti Covid-19 e intendono resistere all’obbligo di farlo. Sarebbero almeno un’ottantina in provincia stando ai mandati alla tutela legale ricevuti da un paio di avvocati, Isabella Giampaoli di Pesaro e Giulio Maione di Fano.
Si tratta di operatori sanitari no vax di fatto, nel senso che la schiera è più ampia di quanti contestano tout court questo intervento di sanità pubblica per la profilassi di massa. Ci sono anche pro vax che criticano le basi scientifiche dell’obbligo, rilevando che il personale sanitario con l’adozione delle prescritte cautele non costituisce un fattore di rischio per i pazienti né, d’altro canto, è dimostrato che la vaccinazione faccia venir meno la possibilità di tramettere il virus. Per tutti vale l’opinione di Emanuele Caproli, chirurgo all’ospedale di Urbino, che via posta elettronica certificata ha espresso il suo dissenso al premier Mario Draghi perché “niente può essere imposto che non sia dimostrato, provato e documentato”. Rincara l’avvocata Giampaoli, in rappresentanza di una sessantina di operatori: «Non può essere reso obbligatorio ciò che è sperimentale, come lo sono i vaccini secondo quanto dicono gli stessi bugiardini». Dà forza alla protesta la risoluzione del Consiglio d’Europa 2361 del 2021, che raccomanda agli Stati la non obbligatorietà del vaccino senza discriminazioni o svantaggi per coloro che decidono di non vaccinarsi.