Il grido d'aiuto degli studenti sugli striscioni appesi al Liceo: «Basta Dad, fateci tornare a scuola»

Pesaro, il grido d'aiuto degli studenti sugli striscioni appesi al Liceo: «Basta Dad, fateci tornare a scuola»
Pesaro, il grido d'aiuto degli studenti sugli striscioni appesi al Liceo: «Basta Dad, fateci tornare a scuola»
di Eleonora Rubechi
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Giovedì 1 Aprile 2021, 10:25

PESARO “Dad is death”, “Mi sento di vivere in un mondo in bianco e nero”, “Della Dad siamo stanchi, ridateci i banchi”: sono solo alcuni degli appelli che ieri, ultimo giorno di Dad per i più piccoli, campeggiavano sulle mura del liceo scientifico Marconi al Campus scolastico: un grido d’aiuto lanciato dagli studenti delle superiori e delle ultime classi delle medie, lasciati in panchina dal provvedimento che dalla prossima settimana vedrà il ritorno in aula dei ragazzi fino alla prima media; su tutti spicca lo striscione che recita “Ridateci la scuola, ridateci il futuro”.

L’iniziativa è un’ulteriore tappa della battaglia intrapresa dal comitato regionale di Pas, Priorità alla Scuola: «Un segno piccolo ma forte per partecipare alla mobilitazione nazionale che chiede la riapertura di tutte le scuole dal 7 aprile in presenza, anche per i ragazzi di seconda, terza media e superiori, categorie per cui continua a non esserci una data certa di ritorno in classe. I ragazzi sono devastati da questa clausura, la posta in gioco è troppo alta» è il pensiero che anima genitori, insegnanti e psicologi appartenenti al comitato.

Ripercussioni

In particolare, la psicoterapeuta Cristiana Fantini ha sottolineato le forti ripercussioni psicologiche provocate dal senso di colpa che grava sulle spalle degli adolescenti: «Due parole fotografano la situazione, paura e colpa - ha affermato - I giovani sono stati additati come gli untori, con enunciati che richiamavano alla responsabilità verso la vita di nonni e genitori, in una associazione mortifera fra vita e morte. Il loro desiderio di vita è stato associato alla morte, attivando il buon vecchio senso di colpa come strumento educativo e repressivo, uno strumento subdolo, potente e pericoloso. È importante difendere la vita di ciascuno al di là dell’età, non creare un pensiero che metta una generazione contro l’altra; i giovani sono il futuro ma se togliamo loro la possibilità di acquisire gli strumenti per affrontarlo, alimentando ansie e insicurezze, non potranno avere determinazione, desideri, e soprattutto voglia di vivere: servono soluzioni che non alimentino la paura o il senso di colpa ma che diano speranza a giovani spezzati e paralizzati dal timore di causare la morte dei familiari». «Dopo un anno di Dad tutti ne conoscono gli effetti negativi sugli adolescenti e sanno che non è scuola - incalza Federica Giorgi, madre di due studenti adolescenti - la scuola è un luogo sicuro ed è stato leso il sacrosanto diritto all’istruzione; eppure noi genitori dobbiamo ancora gridare perché i diritti dei nostri figli vengano rispettati, non solo per il loro bene ma per quello del paese. Non esiste solo la morte fisica ma una morte più subdola, quella data dall’assenza d’amore e di relazioni sociali a cui siamo stati condannati dal covid; le scuole devono riaprire, per tutti». 
I provvedimenti
Nel mirino i provvedimenti che hanno visto le riaperture solo di determinate attività: «È tutto una contraddizione: la vita fuori la scuola continua, per i parchi e i giochi pubblici, per gli sport, per la chiesa, per tante categorie di negozi ritenute essenziali: perché non per la scuola in presenza? La Dad ha senso solo se stare a casa diventa un obbligo per tutti e non solo per pochi sfortunati, come gli studenti che saranno la società depressa ed ignorante del domani» è il pensiero di Simona Di Mauro Spisto, madre di uno studente di seconda media.

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