Non ha il Green pass, licenziato insegnante di religione nella scuola dell'Arcidiocesi

Il Green pass diventa una discriminante per accedere all'insegnamento
Il Green pass diventa una discriminante per accedere all'insegnamento
di Letizia Francesconi
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Mercoledì 1 Settembre 2021, 09:06 - Ultimo aggiornamento: 2 Settembre, 14:46

PESARO - Lo sfogo di un docente che, senza Green pass, si è visto non rinnovare il contratto. Si tratta di un insegnante di religione nella scuola paritaria dell’Arcidiocesi di Pesaro. La procedura delle scuole private/paritarie è diversa rispetto agli enti pubblici. E proprio all’Arcidiocesi il docente che non quest’anno non potrà insegnare ha indirizzato più lettere in cui esprime il suo pensiero. E ovviamente non è il solo tanto che l’avvocatessa Isabella Giampaoli sta seguendo sempre più persone per un sostegno legale. 

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Lo sfogo
L’insegnante si sfoga: «Quest’anno non potrò riprendere il mio servizio nella scuola dove insegno in quanto l’Ufficio scuola della mia diocesi ha vincolato l’individuazione dei docenti (pre-requisito all’insegnamento per coloro che, come me, non abbiano ancora sostenuto un concorso per l’assunzione in ruolo a tempo indeterminato) al possesso da parte loro del “marchio verde”.

Ho inoltrato all’ufficio scuola diocesano una mia lettera di protesta che è stata letta, ma non ho ricevuto alcun tipo di risposta».

La protesta
Nella lettera il docente sottolinea la «sofferenza nel perdere il lavoro che amo» e parla di «un ovvio dramma economico che dovrò affrontare». Poi si rivolge all’Arcidiocesi: «Non so per quale ragione abbiate scelto in autonomia di caricarvi sulla coscienza la disoccupazione di lavoratori come me, prima ancora che il decreto sia convertito in legge in parlamento. Mi vedo costretto a prenderne atto in attesa di confrontarmi con il mio legale dal quale avrete notizie».

La sottolineatura del docente punta dritta al nodo della questione. «Se il decreto legge 111 non sarà convertito, mi sarà anticipatamente preclusa la possibilità di lavorare per un nulla di fatto. La mia stima nella Chiesa è messa a dura prova, giungo a un livello di amarezza inaspettato nel notare come nessuna misericordia e nessun coraggio le abbia permesso di farsi prossima ai lavoratori. Tolgo il disturbo non senza preoccupazione e dispiacere perché non ho altra fonte di sostentamento se non il mio lavoro dopo un percorso di cinque anni di studio e dieci di servizio».

Non è certo l’unico caso perché l’avvocatessa Isabella Giampaoli sta continuando a ricevere docenti con lo stesso problema. 

Anche gli studenti
«Nel privato la situazione è più complessa perché agli insegnanti non viene rinnovato il contratto o si delineano incarichi di un mese in attesa degli sviluppi. Tra Pesaro e provincia seguo un centinaio di docenti di ogni ordine e grado che non hanno il Green pass e non vogliono subire questa discriminazione. Alcuni aspetteranno il primo giorno di scuola per capire cosa succederà e come muoversi, qualche decina mi ha già dato il mandato per procedere anche legalmente in caso di esclusione. Siamo pronti alle denunce. Inoltre seguo anche una ventina di studenti universitari. Le riunioni continuano e la situazione è molto calda».

Nei giorni scorsi l’avvocatessa ha raccolto ben 600 firme nel suo studio contro il Green pass a scuola nell’ambito della petizione Granara.

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