Nuova molecola contro il Covid-19 scoperta dall'Università di Urbino: ecco come inibisce il contagio e l'esplosione del virus

Nuova molecola contro il Covid-19 scoperta dall'Università di Urbino: ecco come inibisce il contagio e l'esplosione del virus
Nuova molecola contro il Covid-19 scoperta dall'Università di Urbino: ecco come inibisce il contagio e l'esplosione del virus
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Martedì 31 Gennaio 2023, 14:35 - Ultimo aggiornamento: 14:37

URBINO - Due bersagli: uno virale e uno cellulare. A colpirli sono le nuove molecole studiate dall'Università di Urbino, in grado di inibire i virus respiratori, compreso il SARS-Cov-2. Agiscono sbarrando l’entrata del virus e, dentro la cellula, bloccando la maturazione delle proteine del virus. L'importante passo avanti nella ricerca è stato fatto dal Dipartimento di Scienze Biomolecolari dell’Ateneo ducale in collaborazione con la Sapienza di Roma.

I trattamenti specifici

Il Covid-19 desta ancora preoccupazioni soprattutto per la comparsa di varianti e per la mancanza di specifici trattamenti antivirali efficaci. Questi nuovi e importanti  risultati sono stati ottenuti dall'UniUrb e riguardano, nel dettaglio, la ricerca sulla sintesi e sviluppo di nuove molecole in grado di inibire i virus respiratori, tra cui SARS-CoV-2. Lo studio è il frutto della collaborazione con diverse istituzioni nazionali, quali la Sapienza Università di Roma, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ed il Policlinico Militare di Roma Celio, quest’ultimo dotato di diversi laboratori di biosicurezza (tra cui quello di livello 3), che hanno permesso di effettuare gli esperimenti con SARS-CoV-2. I risultati del lavoro, coordinato dalla dottoressa Alessandra Fraternale del gruppo di ricerca del professor Mauro Magnani di Uniurb e dalla professoressa Lucia Nencioni (Sapienza), sono stati recentemente pubblicati online sulla rivista internazionale The Faseb Journal, il giornale della Federazione delle Società Americane per la Biologia Sperimentale.

Lo studio

Lo studio ha riguardato la sperimentazione di molecole tioliche, strutturalmente simili al glutatione o in grado di fornire precursori per la sua sintesi, capaci di contrastare lo stress ossidativo e di modulare le risposte cellulari antiossidanti. Tali molecole sono in grado di inibire la replicazione di SARS-CoV-2 agendo su due bersagli, uno virale e uno cellulare. Il primo è rappresentato dalla principale proteina dell’involucro virale, ossia la proteina Spike.

Questa proteina decora la superficie del virus formando delle protuberanze caratteristiche (facendolo sembrare una corona – da cui il nome “Coronavirus”) e ha un ruolo fondamentale nel riconoscimento e nell’interazione con il recettore ACE2 sulla cellula da infettare. In particolare, l’integrità della regione essenziale per il contatto con le cellule (chiamata RBD, dall’inglese receptor-binding domain, “dominio che lega il recettore”) è importante per il riconoscimento e la successiva entrata nella cellula. Nella pubblicazione è stato dimostrato che le molecole tioliche, rompendo dei legami importanti nella struttura della regione RBD, impediscono l’interazione tra la proteina Spike ed il recettore ACE2, inibendo di conseguenza l’entrata del virus nelle cellule di circa il 90%. Il secondo bersaglio su cui tali molecole agiscono appartiene alla cellula stessa. Essendo i virus dei parassiti obbligati, possono replicarsi esclusivamente all’interno delle cellule sfruttando i loro apparati al fine di produrre nuove particelle virali mature in grado di infettare altre cellule. Tra le funzioni cellulari sfruttate dai virus, compreso SARS-CoV-2, di vitale importanza è la capacità di sintetizzare nuove proteine le quali verranno utilizzate per fare nuovi virus.

Le molecole tioliche

Le molecole tioliche studiate, capaci di penetrare nella cellula infettata, si sono rivelate efficaci nel bloccare la normale maturazione delle proteine di SARS-CoV-2 e la produzione di nuove particelle virali per circa il 98%. Grazie al loro doppio meccanismo d’azione (figura in calce), tali molecole potrebbero essere proposte per lo sviluppo di nuovi antivirali ad ampio spettro che permetterebbero di superare i problemi, legati all’insorgenza di resistenza e di varianti, che compaiono comunemente durante l’impiego di antivirali classici che spesso agiscono su singoli bersagli virali. Questo studio, di carattere fortemente multidisciplinare, ha coinvolto numerosi ricercatori con competenze in diverse discipline quali la biochimica e la biologia cellulare, la virologia e la microbiologia, la chimica organica e la chimica fisica le quali saranno tutte di fondamentale importanza per il proseguimento degli studi che gli stessi ricercatori auspicano di poter condurre in un modello animale di infezione di SARS-CoV-2 prima di proporre le molecole in studi clinici. Ecco il link all’articolo: https://faseb.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1096/fj.202201157RR.

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