Gli infermieri guariti dal Covid-19 vogliono tornare a lavorare: «Fateci subito i tamponi»

Urbino, gli infermieri guariti dal Covid-19 vogliono tornare a lavorare: «Fateci subito i tamponi»
Urbino, gli infermieri guariti dal Covid-19 vogliono tornare a lavorare: «Fateci subito i tamponi»
di Gianluca Murgia
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Venerdì 10 Aprile 2020, 10:23

URBINO - Sono di fatto guariti ma senza il doppio tampone che lo certifichi non possono tornare in servizio. Sono almeno una ventina, tra medici e infermieri, gli operatori in attesa di passare, come comuni cittadini, attraverso il check point con relativi tempi non propriamente rapidi. Una contraddizione, visto che all’ospedale di Urbino infermieri e medici servirebbero come il pane.

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Una situazione che descrive bene l’attuale intreccio di caos e burocrazia, la racconta un operatore sanitario: «Mi hanno telefonato, avvisandomi che devo fare, finalmente, il primo tampone di verifica in via Dei Cacciatori - spiega -. Però, per andarci, devo ricevere l’invito via mail. Cosa che al momento nessuno mi ha spedito. Anche il mio medico curante, positivo, è nella stessa situazione. Non solo: il suo sostituto ha chiesto che venisse effettuato il tampone anche mia figlia, visto che vive con me e io dovrei riprendere a lavorare in ospedale. Ma la richiesta, al momento telefonica, è valida solo per me».
 
Per l’operatore sanitario sono stati venti giorni complicati: i primi sintomi, la positività, il fiato che manca, il ricovero, la notte trascorsa in ospedale con una polmonite bilaterale e poi («Grazie alla terapia con antivirali e Plaquenil (antireumatico usato anche per la malaria, ndr») la guarigione a casa. «Ora sto bene, lo ha evidenziato anche la tac ai polmoni, ma non posso uscire. Ringrazio i vicini che mi fanno la spesa - spiega -. Io vivo in attesa. Noi abituati a lavorare in prima linea così diventiamo matti, è frustrante. Ci troviamo dalla corsia, se va bene, al divano di casa in attesa di una chiamata. Io ne conosco almeno una ventina di colleghi nella mia stessa situazione. E poi accadono anche le assurdità...». Ovvero? «L’altro giorno mi hanno chiamato dalla Protezione civile dicendomi che “ero negativo al tampone 2 e 3”. Quando ho fatto presente che non avevo fatto ancora il tampone sono caduti nel vuoto. Mi hanno richiamato più tardi, scusandosi: non era il mio nominativo, avevano incrociato male numeri, nominativi e tamponi. Capisce? Errori gravissimi che si sommano ai tempi lunghi. Non ho parole». Per infermieri e medici (e loro familiari), che servono in corsia, sarebbero auspicabili percorsi più snelli. «Perché a noi dipendenti Asur non vengono effettuati tamponi di controllo direttamente in ospedale? In 24 chi sta bene può riprendere servizio». 

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