Positivi al Covid alla casa di riposo: «Il contagio forse è partito dalle visite degli ospiti all'ospedale»

Pesaro, positivi al Covid alla casa di riposo: «Il contagio forse è partito dalle visite degli ospiti all'ospedale»
Pesaro, positivi al Covid alla casa di riposo: «Il contagio forse è partito dalle visite degli ospiti all'ospedale»
di Letizia Francesconi
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Venerdì 11 Dicembre 2020, 06:50

PESARO - Prime azioni con tamponi molecolari e visite di controllo per monitorare e contenere al massimo la diffusione del virus all’interno della residenza protetta Casa Roverella, del Consorzio sociale di Santa Colomba che ha visto i degenti positivi salire da 6 a 10.

Per fare questo la direzione del Consorzio che fa capo alla cooperativa Labirinto ha chiesto da subito massima collaborazione dei medici di continuità assistenziale Usca e del Distretto sanitario.

Entro domenica, conferma Simona Zoppi coordinatrice del centro, sono attesi gli esiti dei tamponi molecolari con l’auspicio di avere così un quadro più chiaro e circoscritto dei contagi. Difficile però capire che cosa abbia fatto circolare il virus internamente alla struttura, se precedenti contatti dall’esterno con i propri familiari per i degenti in condizioni più fragili e particolari, oppure ancora fra le ipotesi possibili, questi contagi potrebbero essere iniziati dopo il trasferimento di alcuni anziani, che per altre patologie o semplicemente per un esame radiografici, sono stati trasportati al Pronto soccorso del San Salvatore stazionando per alcune ore prima di rientrare in struttura. 
Il caso
È prevista per oggi una giornata di tamponi molecolari a tappeto, conferma il medico coordinatore delle unità speciali Usca, sugli ospiti risultati negativi al primo test antigenico, per evitare di trovare “falsi negativi” e sugli ospiti positivi e già isolati. Metà degli 80 degenti in struttura devono ancora essere sottoposti al tampone di verifica. La direttrice del distretto Elisabetta Esposto, ha dato precisa disposizione per il molecolare, dal momento che allo stato attuale, dopo il “cluster” interno dei giorni scorsi il rischio potenziale di diffusione del virus è aumentato e il ricorso al solo antigenico rapido non basta più. 
Allo screening si affianca così l’apporto dei medici Usca, richiesto espressamente dalla direzione di Casa Roverella. 
Iniziano oggi le visite di controllo, perché c’è bisogno di un monitoraggio medico stretto all’interno di quella struttura. Visite ripetute ogni due giorni con la presenza di un paio di medici di continuità assistenziale dedicati per il monitoraggio degli ospiti positivi già isolati nella struttura, e per tutti gli altri degenti che manifestano febbri persistenti o tosse sospetta, e magari non hanno maturato ancora il periodo di incubazione del virus. 
I pazienti contagiati sono al momento isolati in stanze da due posti letto o singole nell’area “rossa” predisposta su uno dei livelli della residenza protetta. Nella struttura di Casa Aura invece i degenti sono risultati negativi per ora ai test antigenici, ma parallelamente sempre oggi saranno sottoposti al tampone molecolare anche gli operatori socio sanitari, 9 infermieri Asur e altre unità. 
Le azioni
Da quando è scoppiato il “cluster” interno, da regolamento il Dipartimento di Prevenzione ha interrotto tutte le visite dei familiari, che nell’ultimo periodo erano state comunque ridotte a un giorno di visita alla settimana. «Andiamo avanti passo per passo – dice la coordinatrice della struttura, Simona Zoppi – significa che quando si è presentato il focolaio, abbiamo autoisolato di fatto il reparto, che è stato chiuso, diventando area rossa della struttura, dove restano isolati i casi positivi». 

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