Pesaro, i cento giorni dell'incubo Coronavirus: «No, non è andato tutto bene. Ma abbiamo dato il massimo»

Pesaro, i cento giorni dell'incubo Coronavirus: «No, non è andato tutto bene. Ma abbiamo dato il massimo»
Pesaro, i cento giorni dell'incubo Coronavirus: «No, non è andato tutto bene. Ma abbiamo dato il massimo»
di Letizia Francesconi
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Sabato 13 Giugno 2020, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 10:02

PESARO - Uno tsunami, una gigantesca onda d’urto che ha travolto il Pesarese e le sue strutture sanitarie. Così l’impatto simbolico e letterale del Coronavirus rimarcato anche ieri dai vertici di Marche Nord e Area vasta 1 che si sono ritrovati per spiegare cos’è stata l’emergenza Covid in una provincia che ha subito 526 morti. Il giorno più buio: il 18 marzo con il picco di oltre 200 ricoveri in ospedale. 



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Cento giorni dopo il direttore generale dell’Azienda ospedaliera Marche Nord, Maria Capalbo, spiega com’è stato vivere in trincea al San Salvatore: «E’ andato tutto bene, emergenza passata? Certo che no, ci sono stati tanti morti per il virus e tanti malati e forse sono stati commessi anche degli errori. Ma la nostra battaglia è stata corale. Abbiamo fatto e dato il massimo, combattendo contro qualcosa di sconosciuto e improvviso. Nuova ondata a ottobre? Incrociamo le dita».
 
Con gli ultimi due pazienti che in questi giorni lasceranno le sale sub -intensive della palazzina F, si apre una nuova fase di riassetto per Marche Nord, porterà fino all’autunno. «Una cosa è certa - ripete Capalbo - lo tsunami Coronavirus ha cambiato il modo con cui va pensata e organizzata la nostra sanità: dai posti letto delle nostre strutture ospedaliere ai presidi sul territorio. Nulla sarà più come prima, ora Marche Nord ha gli anticorpi, perché ha imparato anche da quegli errori commessi nella prima fase, la più virulenta, quando il virus non lo si conosceva». «Ora - garantisce l’Azienda ospedaliera - sapremo cosa fare se il Covid dovesse tornare o mutare ancora».
L’escalation
I sanitari hanno ben impressa la data del 25 febbraio, quando nel Pesarese è stato diagnosticato il primo paziente Covid. Così raccontano Umberto Gnudi, direttore del Pronto soccorso e Michele Tempesta, primario di Terapia Intensiva. Da quel giorno l’ospedale ha cambiato volto fino a maggio. E’ stata una risposta corale quella che ieri mattina, hanno rilasciato i vertici dell’azienda ospedaliera con il direttore sanitario Edoardo Berselli e il direttore amministrativo, Antonio Draisci. Con loro l’intero staff medico e i coordinatori infermieristici dei reparti di Terapia intensiva, Sub intensive, Malattie infettive, Pronto soccorso e Medicina, solo per citarne alcuni. E il responsabile dell’Area vasta Romeo Magnoni. «La nostra curva iniziale – così il dg Capalbo – era un punto rosso di poco più piccolo rispetto alla curva della Lombardia». La bomba Covid, ha portato il San Salvatore da 13 posti letto di Intensiva, dotazione che finora si pensava adeguata per un ospedale di 552 posti letto totali, a schizzare a 46 posti nella fase acuta dell’emergenza. «Direzione e primari – prosegue Maria Capalbo – si sono inventati le sub intensive, finora mai utilizzate, tant’è che sono stati attivati fino a 98 posti letto per i pazienti Covid di sub intensiva. Una corsa contro il tempo per suddividere l’accesso al Pronto soccorso con percorsi sporchi e puliti, e ogni singolo reparto modificato o spostato dal presidio di Pesaro a quello di Fano, avveniva in relazione allo stato di gravità in cui arrivavano i pazienti».
L’equipe
Capalbo spiega anche come il San Salvatore abbia anticipato i protocolli scientifici soprattutto per la sperimentazione e l’utilizzo dei farmaci. «Anche l’attività no Covid – rimarca con Berselli - non si è mai fermata. L’assistenza non è mai mancata a nessuno, nonostante l’organizzazione ex novo di intere specialistiche. Nei mesi di marzo-aprile solo per fare un esempio, il Blocco operatorio e il Polo endoscopico trasferiti a Fano, hanno registrato 390 interventi in urgenza e 162 pazienti che continuavano ad accedere per l’Emodinamica».
La ripartenza
«Si guarda alla nuova fase, studiando l’aumento dei posti letto di intensiva – puntualizza Capalbo - sono stati assegnati e confermati dall’ente regionale per la nostra struttura ospedaliera 41 posti letto di Terapia intensiva in più, di cui 14 sono posti letto isolati.

Questo significa che verranno garantite risposte a tutti i pazienti non solo Covid. I nuovi posti isolati prevedono interventi strutturali da eseguire al San Salvatore e tutti i posti saranno dotati di attrezzature dedicate per un investimento di 86mila euro da realizzare di qui a ottobre. A questi numeri devono essere aggiunti altri 27 posti letto assegnati per la sub intensiva.Ci stiamo attrezzando per avere all’interno del San Salvatore padiglioni separati per reparti Covid più gravi e sub intensive isolate. Manterremo comunque un cuore centrale del Blocco operatorio con alcune sale di Rianimazione dove si potrà intervenire anche su pazienti no Covid».

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