Pesaro, lavoro nero e norme anti Covid violate: chiuse cinque aziende. Scattano i controlli su bar, ristoranti e alberghi

Pesaro, lavoro nero e norme anti Covi violate: chiuse cinque aziende. Scattano i controlli su, ristoranti e alberghi
Pesaro, lavoro nero e norme anti Covi violate: chiuse cinque aziende. Scattano i controlli su, ristoranti e alberghi
di Luigi Benelli
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Domenica 2 Agosto 2020, 04:25 - Ultimo aggiornamento: 09:10

PESARO - Lavoratori in nero, attività che non rispettavano i protocolli anti contagio: 5 aziende sospese nella provincia di Pesaro e Urbino. E i prossimi controlli saranno in alberghi, ristoranti e bar.

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Sono in corso le attività di prevenzione e vigilanza nei luoghi di lavoro a cura del Gruppo ispettivo coordinato dal Direttore dell’Ispettorato Territoriale di Pesaro e Urbino, Cristiana di Muzio, con la partecipazione del Nil – Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro, del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco e dell’Asur Area Vasta 1. Nel corso di una riunione presieduta dal Prefetto di Pesaro e Urbino Vittorio Lapolla, è stato fatto il punto della situazione. 
 
I monitorati
Ad oggi sono 79 gli accessi effettuati nei settori merceologici dell’edilizia, della metalmeccanica, dei call center ai fini della verifica del rispetto delle prescrizioni di sicurezza. I controlli hanno portato alla irrogazione di 5 sanzioni con contestuale sospensione dell’attività di impresa. In particolare 3 attività sono nel settore dei servizi, poi 1 laboratorio cinese già oggetto di denuncia di caporalato da parte dei carabinieri del Nil. Infine una attività agricola di Cagli che non aveva avuto alcuna autorizzazione da parte della Prefettura. In tre di queste imprese i carabinieri del Nil hanno trovato 5 lavoratori in nero. Una piaga che verrà tenuta sotto la lente di ingrandimento da parte dell’Ispettorato del lavoro per evitare che in questa situazione di crisi, i lavoratori siano costretti a pagare il prezzo più alto della mancanza di occupazione. Infine 3 attività di queste sono state sequestrate in via preventiva perché per carenze igienico sanitarie e di sicurezza. Il laboratorio tessile cinese di Acqualagna era stato sequestrato lo scorso 16 luglio. I carabinieri del Nil avevano riscontrato condizioni fatiscenti degli alloggi dei dipendenti, costretti a vivere in camere solo con reti e materassi e con visibili infiltrazioni di acqua dall’esterno tali da provocare la presenza di umidità all’interno. I turni di lavoro erano interminabili e il 45enne cinese titolare era stato arrestato in flagranza il 45enne per il reato di sfruttamento del lavoro e caporalato. Il Prefetto Lapolla ha manifestato il proprio apprezzamento per la scrupolosa ed instancabile attività. «L’Ispettorato Territoriale del Lavoro – ha spiegato Di Muzio – continua a vigilare sul regolare rispetto delle misure di contenimento della diffusione del virus in un periodo, quale quello attuale, in cui è stata segnalata la ripresa di nuovi focolai. In occasione delle verifiche effettuate abbiamo riscontrato in prevalenza comportamenti non conformi alle disposizioni ed agli obblighi di tutela sanitaria che sono imprescindibili per evitare nuovi contagi. Ovviamente la nostra attività prosegue, ed anzi si intensifica in tutti quei luoghi in cui è più alto il rischio di assembramento e, conseguentemente, di contagio».

I prossimi
Sarà infatti estesa al settore della somministrazione di alimenti e bevande di quello turistico-ricettivo, anche prevedendo specifiche campagne informative con le associazioni di categoria.

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