Pesaro, l'estate Covid dei precari: il lavoro stagionale diventa a chiamata

Pesaro, l'estate Covid dei precari: il lavoro stagionale diventa a chiamata
Pesaro, l'estate Covid dei precari: il lavoro stagionale diventa a chiamata
di Luigi Benelli
4 Minuti di Lettura
Sabato 1 Agosto 2020, 09:24

PESARO - Lavoro stagionale, tante incertezze e un clima di silenzio. Ma la paura dei sindacati è che a ottobre tutti i nodi verranno al pettine tra ricorsi e vertenze che si stanno ventilando in una situazione quanto mai scivolosa e instabile. Una categoria su cui ogni anno l’attenzione è alta, legata al tema delle retribuzioni, contratti e diritti.



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Criticità che il Coronavirus ha ingigantito non poco come spiega Loredana Longhin della Filcams Cgil: «Le assunzioni ci sono, ma i contratti sono molto frazionati, brevissimi. Si lavora a chiamata, con formule a intermittenza anche solo per una serata o il weekend». E i settori coinvolti sono tanti: la ristorazione, gli alberghi, gli stabilimenti balneari, i locali e le attività che aprono in concomitanza con l’estate o con gli afflussi turistici che quest’anno sono in picchiata.
 
Le criticità
«Al momento - prosegue la sindacalista - non riceviamo proteste o segnalazioni, è un clima quasi omertoso in cui tutti stanno zitti pur di mantenere quello che hanno. Il Coronavirus ha portato a tante restrizioni, i flussi turistici sono pochi e molte persone necessitano di lavorare per cui accettano quello che viene proposto. E’ proprio in una fase economica così critica - argomenta Loredana Longhin - che c’è il rischio di sentirsi costretti ad accettare condizioni di lavoro nero o ai limiti della legalità, per assicurarsi una minima entrata economica. Insomma l’ombra del lavoro grigio, quello regolarizzato a metà incombe sul destino dei lavoratori. Ma quando c’è troppo silenzio da parte dei lavoratori significa che qualcosa non va. E temiamo che a fine stagione ai nostri uffici vertenze si presenteranno diverse persone a recriminare per situazioni grigie, ore non retribuite. Per tutti questi motivi, quest’anno è ancora più importante parlare di diritti e di tutele, per garantire innanzitutto la sicurezza dei lavoratori nel rispetto delle normative sanitarie vigenti».
L’informazione
La Filcams proprio per far valere i diritti dei lavoratori precari ha lanciato la campagna di informazione Resistiamo, dove esisti è in colore bianco per far capire che chi è precario c’è. Secondo i dati Inps elaborati da Ires Cgil i lavoratori di alberghi, bar, ristoranti, agenzie di viaggio e tour operator stagionali sono 2.918 di cui 1.894 impiegati in strutture ricettive e 1.014 in ristoranti. Altri 5.702 lavorano a tempo determinato di cui 4.774 nella ristorazione. Per Fabrizio Bontà, segretario Uiltucs «la situazione è molto frammentata. Ci sono strutture chiuse e dunque non sono stati assunti tutti gli stagionali che avevano gli anni scorsi. Il Covid fa pesare la sua presenza con distanziamenti, riduzioni di posti e di conseguenza di organici. Le paghe sono molto basse, alcuni lavorano solo il weekend e i primi a farne le spese sono proprio gli stagionali. Il Governo è pronto a rinnovare la cassa integrazione covid per altre 18 settimane e stiamo ricevendo già diverse domande. La situazione è complicata e il lavoro manca riverberandosi sul potere d’acquisto di tante persone».
Nodi al pettine
I nodi verranno tutti al pettine come spiega Domenico Montillo della Fisascat Cisl: «Le polemiche arriveranno a fine stagione quando in tanti verranno a recriminare.

Le assunzioni sono arrivate in ritardo con riduzioni di orario e di periodo. Alcuni non sono riusciti a ricollocarsi. Di fatto è saltata la Pasqua, così come maggio e giugno. Molti precari stanno facendo ragionamenti sul conteggio per avere le 13 settimane che garantiscono l’accesso ai soldi della disoccupazione. Vedremo l’impatto a fine stagione quando in tanti cercheranno di accedere alla Naspi. E qui scopriremo tutto il sommerso. Oggi si accetta il nero fuori busta per lavorare, ma poi quando si andranno a fare i conteggi per la disoccupazione, la paga sarà bassa perché si basa solo sul versato. La crisi sarà profonda».

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