Pesaro, oggi è il D-day del commercio: «Ci rimettiamo in gioco, ma le incognite sono tante»

Pesaro, oggi è il D-day del commercio: «Ci rimettiamo in gioco, ma le incognite sono tante»
Pesaro, oggi è il D-day del commercio: «Ci rimettiamo in gioco, ma le incognite sono tante»
di Eleonora Rubechi
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Lunedì 18 Maggio 2020, 09:50 - Ultimo aggiornamento: 10:08
PESARO - Timidi segnali di ripresa nel centro di Pesaro, che dopo il lungo periodo di chiusura forzata, comincia a rianimarsi. Negozianti e ristoratori iniziano a rialzare le saracinesche, apprestandosi ad affrontare la riapertura, tra speranza di uscire a testa alta da una situazione che ha fiaccato gli animi troppo a lungo e tante perplessità. E oggi per tante attività sarà il d-day.

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«Siamo pronti a riaprire, il locale è stato sanificato, abbiamo predisposto una cartellonistica per il distanziamento - spiega Patrizio Borchia, titolare dello storico Harnold’s, punto di incontro generazionale in piazzale Lazzarini- tutti i dipendenti hanno effettuato il test sierologico per maggior sicurezza, e siamo risultati negativi. Certo, molte cose cambieranno, lavoreremo su turni, ma la voglia di ripartire è tanta, anche perchè abbiamo ricevuto tantissime manifestazioni d’affetto dai nostri clienti, anche lontani: mi ha colpito molto una coppia di Firenze che soggiorna ogni estate a Pesaro che si è sincerata che riaprissimo. Sono questi i gesti che tengono alto il morale e ci spingono a rialzare la saracinesca».
 
Ma per molti la ripartenza è in salita e desta molti dubbi. «Il morale è a terra. Se lunedì riaprirò è per i miei dipendenti, che si sono affidati a me e meritano che io sia forte e vada avanti, anche se purtroppo sarò costretto a ridurre parzialmente gli stipendi, a causa delle limitazioni a cui andremo incontro- è lo sfogo di Sauro Lani, titolare di Ristoria il Cigno Bianco in via Castelfidardo - lo Stato ci ha abbandonati, solo promesse e niente di fatto. Tanta la rabbia, ma non mi fermerò. Ho messo a posto i tavoli solo fuori per il momento, e passare da 150 coperti a circa 40 e 50 sarà un duro colpo da ammortizzare, ci vorranno almeno due anni di lavoro ben fatto per recuperare. Il locale è stato doppiamente sanificato, ho ordinato vaporelle portatili per igienizzare la postazione del cliente ad ogni utenza, oltre naturalmente, mascherine e guanti per il personale. Siamo pronti, ma non mi aspetto una grande affluenza: anche se una cosa è certa, la qualità del cibo sarà altissima: il menù prevederà poca scelta ma materie prime fresche di giornata: la comanda sarà a voce, come una volta».
C’è chi dice no
Ugualmente perplessi i titolari di Felici e Contenti in via Cattaneo: «Non riapriremo il 18, c’è troppa incertezza sulle normative che dovremo seguire e vogliamo essere sicuri al cento per cento di ogni particolare. Organizzarsi per ora è impossibile: al momento abbiamo posizionato i tavoli a circa due metri di distanza, con le sedie a circa un metro l’una dall’altra. Inoltre non sappiamo bene come comportarci coi clienti che non appartengono allo stesso nucleo famigliare: noi siamo ristoratori, non controllori, vogliamo solo offrire ai clienti una serata piacevole e buon cibo ma ad oggi pare che saremo costretti a chiedere un’autocertificazione che dimostri che i clienti vivono sotto lo stesso tetto, sperando che non giurino il falso. Gli interrogativi sono tanti, è un’attesa sfiancante».
Il dettaglio
Si riparte anche col commercio al dettaglio: «Avrei potuto, stando al decreto, tenere aperto- commenta il titolare dell’Ottica Rossini- ma ho voluto dare il mio contributo al blocco della diffusione del contagio chiudendo fin dall’11 marzo, lasciando reperibilità per le emergenze. Adesso siamo pronti per ripartire a pieno regime martedì 19: la sanificazione non è cosa nuova per noi, trattando dispositivi a stretto contatto col cliente. Certo, mi sono sentito, come gli altri negozianti, abbandonato dalle istituzioni: ma ora è tempo di lasciare da parte le polemiche e rimboccarsi le maniche con la speranza che finalmente si sia capita l’importanza di far ripartire l’economia dai piccoli commercianti, che sanno arricchire il momento della vendita di allegria, amicizia e professionalità».
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