Il grido di dolore dei circoli: «Siamo chiusi per il coronavirus dal 24 ottobre, Acquaroli faccia qualcosa»

Pesaro, il grido di dolore dei circoli: «Siamo chiusi per il coronavirus dal 24 ottobre, Acquaroli faccia qualcosa»
Pesaro, il grido di dolore dei circoli: «Siamo chiusi per il coronavirus dal 24 ottobre, Acquaroli faccia qualcosa»
di Thomas Delbianco
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Venerdì 19 Febbraio 2021, 08:10

PESARO - «Chiusi da quattro mesi e con ristori inadeguati, la pazienza è finita. Ora anche noi dobbiamo tornare a lavorare con il servizio di somministrazione, senza le attività ricreative. Governatore, si faccia nostro portavoce a Roma». E’ una lettera appello inviato al presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli. E che si porta dietro tutta la sofferenza e la rabbia di mesi con le saracinesche abbassate, quella firmata dai gestori dei circoli pesaresi riuniti in un’unica voce.

Chiusi dal 24 ottobre, come loro stessi ricordano nella missiva, quando una circolare ministeriale li ha obbligati anche a interrompere l’attività di somministrazione, non hanno potuto riaprire i battenti dopo le feste di Natale, con le Marche tornate in zona gialla.

E nemmeno a inizio febbraio, quando, dopo un periodo di zona arancione, è spuntato nuovamente il giallo. 

Le problematiche

Nella missiva inviata ad Acquaroli parlano di «problematiche legate alle assurde ultime leggi e precedenti Dpcm emanati dal nostro Governo. Non siamo qui ad elemosinare soldi ma solamente il nostro diritto al lavoro a fronte delle evidenti disparità legislative rivolte al controllo della pandemia. Noi circoli per più dell’80% come richiestoci dagli organi finanziari statali, abbiamo regolarizzato da tempo la nostra posizione fiscale, aprendo società con regolari partite iva e dando cosi la possibilità come voluto ed in molti casi imposto dallo stato di poter monitorare l’attività fiscale. Come le atre attività di somministrazione siamo stati in prima linea a combattere la pandemia seguendo alla lettera le disposizioni sanitarie imposte. Abbiamo investito soldi sulla sicurezza, ridotto come tutti l’attività lavorativa e bloccato qualsiasi attività culturale, sportiva o ludica nei nostri spazi, molte volte più ampi e sicuri. A fronte di tutto questo, oggi ci ritroviamo solamente una porta sbattuta in faccia da parte di chi dovrebbe tutelarci senza possibilità di dialogo, spiegazioni od apertura alcuna. Ormai chiusi completamente dal 24 ottobre con ristori inadeguati chiediamo solamente Il diritto di poter tornare a lavorare come tutte le attività che svolgono il nostro stesso servizio, indossano i nostri stessi abiti di lavoro e fanno parte del nostro stesso codice Ateco». La loro richiesta è quella di poter aprire in zona gialla, al pari delle altre attività di somministrazione di alimenti e bevande, rispettando gli orari di chiusura e garantendo il blocco di ogni forma ricreativa in un circolo. «Pensiamo che non sia difficile capire che gli aiuti economici arrivati, a fronte di un’attività completamente chiusa non siano adeguati. Aiuti che normalmente non bastano neppure a pagare affitti o fare fronte ad una tassazione mai interrotta. Siamo speranzosi che attraverso la sua figura - così si rivolgono al Governatore Acquaroli - possa portare la nostra voce a Roma e che questo sia un punto di partenza per modificare delle leggi che rischiano solamente di fare danno alle attività economiche e sociali del nostro Paese senza essere di alcun aiuto al problema della pandemia. Lavorare é un diritto e come tutti abbiamo diritto di svolgerlo seguendo le regole». 

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