Vaccino Covid rifiutato: lettera di richiamo al personale della casa di riposo dove sono morte 35 persone

Vaccino Covid rifiutato: lettera di richiamo al personale della casa di riposo dove sono morte 35 persone
Vaccino Covid rifiutato: lettera di richiamo al personale della casa di riposo dove sono morte 35 persone
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Sabato 23 Gennaio 2021, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 08:33

PESARO - Lo aveva detto l’altra sera intervistato da una giornalista de La7: «Farò una lettera formale di richiamo perché vaccinarsi è un dovere e una questione etica. Siamo nella fase della persuasione, poi se sarà necessario valuteremo meccanismi di obbligatorietà indiretta o diretta».

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E puntuale la lettera è arrivata. Oggetto del contendere la reticenza di una parte del personale sanitario a sottoporsi al vaccino anti-Covid. Il caso focalizzato, quello di Casa Aura, nel complesso di Santa Colomba dove 6 infermieri non si sono vaccinati, 2 perché recentemente colpiti dal virus, 2 per condizioni patologiche pregresse e 1 per non aver firmato il consenso.

Sono invece 10 gli Oss che hanno declinato l’invito ma senza motivazione. Questo secondo i dati resi noti dal servizio sanitario regionale.

Il monito

«Vaccinarsi è un dovere etico, morale e civile nei confronti di tutti coloro che non potranno vaccinarsi perché malati. Un dovere nei confronti del Paese che vuole ripartire e liberarsi da questo maledetto virus». Questo l’incipit della lettera rivolta agli operatori di strutture socio-sanitarie che ancora non hanno deciso di vaccinarsi. Nel servizio andato in onda su La7, registrato all’esterno di Casa Aura, sfilano cinque dipendenti, tutte assolutamente reticenti, di cui una sola dice che si vaccinerà. La leggenda metropolitana riguarda allergie pregresse, reazioni allergiche possibili e forte fastidio generale. «Faccio come mi pare» dice un’intervistata andandosene. Questo in una residenza sanitaria dove a marzo sono morti per Covid 35 anziani su ottanta e dove un terzo del personale ha rifiutato la profilassi.

La fase persuasiva

«Chi lavora e sta a contatto con pazienti anziani o malati, deve in modo assoluto farlo – aggiungono Ricci e Mengucci -. La responsabilità individuale resta fondamentale per uscire da questa drammatica situazione, sanitaria ed economica. In questo momento di emergenza sanitaria come amministrazione comunale stiamo cercando di promuovere tutti quei comportamenti che favoriscono la riduzione dei contagi e soprattutto tutte quelle azioni che aumentano la consapevolezza dell’importanza di un intervento di prevenzione, il dovere morale di tutelare la salute dei più deboli». 

Rompere l’isolamento

L’obiettivo comune è interrompere l’isolamento, ripristinare il contatto, le relazioni sociali e riappropriarsi di quella normalità perduta a causa del Covid-19. «La vaccinazione rappresenta uno degli interventi più efficaci e sicuri a disposizione della sanità pubblica per la prevenzione primaria delle malattie infettive. Residenti e personale dei presidi residenziali per anziani, a seguito dell’alta percentuale dei deceduti a causa del Covid-19 in tutta Italia, sono considerati ad elevata priorità per la vaccinazione, poiché gli ospiti di tali strutture sono a rischio di malattia grave a causa dell’età avanzata e necessitano di livelli di assistenza adeguati per la presenza di patologie croniche sempre più importanti. Per questo - concludono il sindaco e l’assessore - vi è la necessità e il dovere di intensificare gli sforzi per raggiungere tassi di copertura vaccinale più elevati tra gli operatori sanitari e sociosanitari in contatto diretto con i pazienti, le persone più esposte a questa pandemia e che hanno già provveduto a dare la loro piena adesione». 

Numeri impietosi

Il tutto senza dimenticare che la nostra provincia ha registrato fino a ieri 784 decessi, contro i 434 del più popoloso Anconetano e i 314 della provincia di Macerata con un numero di residenti di poco inferiori a Pesaro Urbino. 

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