Dalla Spagna a Urbino per sfuggire al Coronavirus: «In Francia ridevano delle mascherine»

Dalla Spagna a Urbino per sfuggire al Coronavirus: «In Francia ridevano delle mascherine»
Dalla Spagna a Urbino per sfuggire al Coronavirus: «In Francia ridevano delle mascherine»
di Gianluca Murgia
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Mercoledì 18 Marzo 2020, 05:50

URBINO - Hanno comprato mascherine, guanti, disinfettante, acqua e cibo. Si sono organizzati per fermarsi il meno possibile lungo i 1.800 Km che li separavano, in auto, da casa. «E quando dovevamo fare rifornimento e ci vedevano con la mascherina, ci ridevano dietro. Sia in Spagna che in Francia» racconta Gabriele Fedrighelli, 25 anni, urbinate come i suoi compagni di viaggio Luca Patarchi e Matteo Giannotti. che di anni ne hanno 23, e nella penisola iberica studiano fisioterapia.

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Sono partiti da Murcia, città universitaria del sud-est della Spagna, alle 6.15 della mattina di sabato e sono arrivati a Urbino domenica alle 3.30. «Ho deciso di rientrare in Italia perché avevo sentito che le frontiere sarebbero state chiuse nel giro di pochi giorni – spiega Gabriele – la cosa sarebbe durata a lungo e sarei rimasto a casa da solo. È vero che ho avuto qualche dubbio perché la situazione in Spagna la conoscevo, in Italia solo per sentito dire. Andando al supermercato si trovavano interi scaffali vuoti e la cosa, sinceramente, mi ha messo un po’ di ansia.
 
Ogni ora c’erano però nuove notizie al tg spagnolo e quando abbiamo sentito che Madrid era diventata peggio di Milano, per numero di contagi, abbiamo deciso di partire. Avendo poi visto come veniva affrontata la cosa dagli spagnoli che conosciamo, non ci sentivamo tranquilli. Non stavano prendendo seriamente la cosa. Sono partito con l’idea di dover evitare la Catalogna che era stata chiusa, ma anche lì non ho trovato intralci. Più ci avvicinavamo all’Italia, meno gente c’era». Sull’altra macchina hanno viaggiato Matteo e Luca: «All’inizio in Spagna ci dicevano di riunirci in gruppi di massimo 25 persone, ma sentendo le notizie da casa, in Italia, questa norma non ci sembrava sicura - raccontano - Quando poi ci hanno comunicato che avrebbero chiuso l’Università e abbiamo sentito che migliaia di persone si stavano spostando verso di noi, a Murcia, dove molti spagnoli hanno una seconda casa. Ci siamo preoccupati e ci siamo organizzati per tornare. Siamo partiti da Murcia. Ci siamo fermati solo per fare rifornimento e per un posto di blocco della polizia stradale in una stazione di servizio, in Italia. Siamo arrivati a Urbino alle 3.30 circa della domenica mattina.

Non abbiamo avuto problemi durante il viaggio e siamo stati molto attenti a non toccare nulla e disinfettare sempre bene le mani». I ragazzi ora sono in isolamento volontario nelle loro abitazioni.

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