Apecchio in lacrime per Franco: il patron dell'Hotel Appennino ha sconfitto il Coronavirus, ma non è bastato

Apecchio in lacrime per Franco: il patron dell'Hotel Appennino ha sconfito il Coronavirus, ma non è bastato
Apecchio in lacrime per Franco: il patron dell'Hotel Appennino ha sconfito il Coronavirus, ma non è bastato
di Angelo Parlani
3 Minuti di Lettura
Lunedì 25 Maggio 2020, 12:01 - Ultimo aggiornamento: 12:40

APECCHIO - Anche l’ultimo, storico, personaggio di Apecchio se ne è andato. E che personaggio. Si tratta di Franco Ianni per quasi cinquant’anni titolare del noto albergo - ristorante - bar “Appennino”. Franco Ianni è scomparso a 80 anni ieri mattina. Era ricoverato all’ospedale di Urbino dove era stato trasferito proveniente da Fossombrone dove era stato a sua volta ricoverato proveniente dal “Carlo Urbani” di Jesa in quanto paziente non ancora dimissibile post Covid.

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Era convalescente, ma non ce l’ha fatta a superare delle altre complicanze pregresse di salute nonostante fosse stato già dichiarato negativo al tampone. L’albergatore-ristoratore era risultato positivo al Coronavirus il 10 marzo. Alla fine era riuscito a sconfiggere il virus ma non altre patologie pregresse. Una vita complessa e ricca di soddisfazioni la sua ma anche intervallata da fatti dolorosi come la morte della sua cara moglie, Maria, chef indimenticabile del ristorante. 
 
In balìa dei banditi
Ma l’episodio che lo ha segnato irrimediabilmente lasciandogli una profonda cicatrice di vita avvenne quasi 7 anni fa, nella notte dell’8 settembre 2013 quando persone che conosceva bene e di cui si fidava, che considerava suoi amici e che frequentavano il suo locale gli tesero una trappola, sequestrandolo in casa e rinchiudendolo in un ripostiglio fino al mattino dopo quando venne trovato e liberato dai carabinieri. I sequestratori cercavano il “gruzzolo”, i suoi soldi, e quella notte passata in balìa dei presunti amici lo ha segnato per sempre. Non è stato più lo stesso da allora e su questo fatto tutta Apecchio si è mostrata concorde. Una frattura umana ma anche professionale che lo ha portato di là a poco a chiudere la sua storica attività che era diventata negli anni un punto di riferimento non solo nella zona ma per tutti coloro che si avventuravano per turismo e diletto in questa amena e ubertosa terra d’Appennino. Nemmeno 2 mesi dopo, era il 4 novembre, lasciò ristorante e albergo. Aveva “ereditato” il lavoro del suo nonno Roberto dal 1964, con una cucina tipica apecchiese e casareccia: dalla pasta rigorosamente tirata con il mattarello, al famoso piccione in umido o al forno, che buono in quel modo solo sua moglie sapeva fare. Era conosciuto in tutta la provincia pure come Topogigio, nomignolo di cui andava fiero e per ogni avventore che si sedeva al tavolo, aveva pronta una barzelletta.
Protagonista di un’epoca
Così lo ricorda il sindaco Vittorio Nicolucci: «Franchino e la moglie Maria sono stati titolari infaticabili dello storico Appennino. I gustosi piatti preparati con ingredienti a chilometro zero, come si dice oggi, apprezzatissimi dai numerosi clienti anche di fuori regione, l’atteso ritrovo degli amici, la rimpatriata degli autotrasportatori, i turisti romani... Genuino e sagace, Franco non faceva mancare agli avventori divertiti le proverbiali battute dialettali.

Era un sostenitore appassionato della Banda musicale cittadina, ospitata immancabilmente, ogni anno, in ricordo della processione che passò sotto la finestra del bisnonno Marco Marini detto Cidirone, “graziato” dalla Madonna del Rosario. Lo ricorderemo con affetto e simpatia».

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