PESARO - Un lasso di tempo per rientrare nei parametri del piano regionale riguardo al limite stabilito per il conferimento dei rifiuti produttivi di provenienza marchigiana, pari al 50% di quelli urbani, e il computo nel tetto dei rifiuti urbani per il calcolo di questa proporzione degli scarti di lavorazione delle frazioni della raccolta differenziata, che la normativa classifica come rifiuti speciali non pericolosi al pari degli altri rifiuti industriali.
Queste due misure esprimono la flessibilità che la Regione offre all’Assemblea territoriale di ambito per trovare un’intesa nella controversia sulle quantità dei rifiuti produttivi da smaltire nelle discariche di Ca’ Asprete di Tavullia e Monteschiantello di Fano in base al piano provinciale, che attualmente non ha superato la verifica di conformità alla pianificazione regionale.
I dati della produzione
Una flessibilità quantificabile in circa 65mila tonnellate annue secondo la produzione dei rifiuti urbani del 2021 nella provincia di Pesaro Urbino, che ammontava a 198.785 tonnellate. In gioco c’è la coerenza e l’efficacia della pianificazione del ciclo integrato dei rifiuti, che è un servizio pubblico finalizzato a salvaguardare lo smaltimento nell’ambito territoriale dei rifiuti urbani indifferenziati, prevenendo le situazioni di emergenza provocate dall’esaurimento delle discariche, come ha chiarito il dirigente della Regione Sbriscia nell’incontro di venerdì scorso con i vertici dell’Ata, i gestori e i sindaci della provincia all’hotel Baia Flaminia.
In quella riunione l’assessore regionale all’ambiente Aguzzi ha manifestato, nei termini suddetti, la disponibilità a venire incontro all’Ata per un piano d’ambito sostenibile, la cui proposta dovrà essere verificata oggi in un incontro tecnico tra Regione e Assemblea territoriale d’ambito alla presenza dello stesso Aguzzi e del presidente dell’Ata (nonché della Provincia) Paolini.
La verifica degli uffici
Attualmente i conti non tornano per oltre 100mila tonnellate, secondo i dati comunicati nell’incontro della settimana scorsa da Sbriscia.
La necessità di ampliamento
Il piano d’ambito quinquennale dei rifiuti, partendo da una capacità complessiva degli impianti superiore a un milione di tonnellate, arriva a prevedere a fine 2025 una capienza residua di 70mila tonnellate a Ca’ Aprete e 30mila a Monteschiantello così da rendere necessaria la pianificazione urgente di un ampliamento. Riguardo ai flussi dei conferimenti, il dirigente Sbriscia, che nell’incontro ha rilevato la mancata riduzione della produzione dei rifiuti (salvo la previsione di un aumento demografico), ha ribadito che non è ammissibile che l’Ata nel piano faccia riferimento meramente ai quantitativi previsti dalle autorizzazioni rilasciate a suo tempo per l’esercizio delle discariche senza considerare le regole della pianificazione regionale.
Su questo punto, considerando anche che le autorizzazioni sono precedenti al piano regionale dei rifiuti del 2015, verterebbe l’eventuale ricorso al Tar contro la bocciatura del piano d’ambito da parte della Regione, che per l’Ata costituirebbe l’extrema ratio nel caso non si trovasse un’intesa sui quantitativi.