La variante inglese dilaga, nell'ultima settimana un'allarmante progressione. E la zona rossa è più che una ipotesi

Sotto pressione gli operatori di rianimazione
Sotto pressione gli operatori di rianimazione
di Lorenzo Furlani
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Lunedì 8 Marzo 2021, 05:25

PESARO - La variante inglese del coronavirus da diversi giorni ha valicato il confine della provincia di Ancona, oltre a quelli regionali con l’Umbria e l’Emilia, e sta spingendo con rapidità i contagi nella provincia di Pesaro Urbino dove si riaffaccia l’angoscia della prima terrificante ondata della pandemia.

«Lunedì (oggi, ndr) valuteremo il numero dei positivi nella provincia, se si raggiungeranno 250 casi ogni 100.000 abitanti istituiremo la zona rossa anche a Nord della Regione», ha dichiarato ieri l’assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini, comunicando che il dato era salito a 237 (sabato era 218) e marcando così quello che, a suo avviso, deve essere un punto fermo della risposta della Regione alla progressione della pandemia.

I dati dell'aumento
I dati dei contagi della settimana scorsa hanno fatto salire l’allerta nel territorio che nella primavera 2020 costituiva la frontiera regionale del Covid-19. L’incidenza pesarese dei nuovi positivi segnalati dal Gores sul totale regionale ha registrato questo trend: lunedì scorso erano 7 pari all’1,5%; martedì 67, 16,5%; mercoledì 156, 20,6%; giovedì 117, 12,7%; venerdì 228, 22,2%; sabato 105, 12,6%; ieri domenica 186 pari al 21,8% di 852 nuovi casi positivi.

«Ormai sta dilagando ovunque la variante inglese del virus - ha affermato l’assessore Saltamartini -, la quale è più contagiosa. In base al campionamento dei tamponi eseguito all’ospedale regionale di Torrette di Ancona per individuare questa variante, stimiamo che la sua incidenza sui casi complessivi della regione sia del 65%. Oltre la soglia di 250 casi ogni 100.000 abitanti si assume che ci sia un pericolo sulla tenuta del sistema ospedaliero. Quindi dobbiamo intervenire con delle contromisure. Questi dati sono peggiori di quelli del marzo scorso. Inoltre, è necessario tutelare il Sud delle Marche: in provincia di Ascoli i positivi sono lontani da questa soglia e sono in calo».

Le possibili limitazioni
Secondo i dati dell’assessore regionale, in provincia di Ancona ieri si registrava un’incidenza di 447 positivi ogni 100mila residenti (in calo dai 452 del giorno precedente), a Macerata di 302 (in aumento), a Fermo di 229 (in crescita) e ad Ascoli Piceno di 181 (appunto, in diminuzione). Nell’ambito della classificazione delle Marche nella zona arancione sono state già dichiarate rosse con un’ordinanza del governatore Acquaroli le province di Ancona e Macerata.

La zona rossa (che scatterebbe in tutta la regione con un indice di contagio Rt di 1,25, ieri era di 1,08) comporta la chiusura di tutte le attività commerciali salvo quelle di prima necessità, la didattica a distanza anche per le scuole d’infanzia e primarie (le uniche ancora in presenza in provincia da sabato scorso) e l’obbligo della permanenza in casa per tutti i cittadini salvo comprovati motivi di lavoro, salute e necessità.

Saltamartini ieri ha rappresentato il provvedimento della zona rossa per la provincia di Pesaro Urbino come una decisione conseguente a un’indicazione tecnica del servizio sanità della Regione, sulla base delle direttive dell’Istituto superiore della sanità. Ma già si può misurare uno slittamento di sensibilità perché nella consultazione preventiva dei sindaci dell’Area vasta 1 compiuta sabato scorso, l’assessore regionale (secondo quanto riferisce in un post il Comune di Gradara, dove c’è l’incidenza maggiore di positivi) aveva dichiarato la volontà di istituire la zona rossa «senza aspettare il superamento dell’indicatore previsto (250 casi ogni 100mila abitanti, ndr), in via precauzionale».

La doppia prudenza
Si intuisce che il governatore Acquaroli, ascoltando tutte le voci della sua giunta, cercherà di muoversi sul filo di una doppia prudenza: quella di non far dilagare il virus e quella opposta di non penalizzare le attività economiche. Comunque, la consapevolezza dell’intero esecutivo regionale è che l’uscita dall’incubo Covid può avvenire solo con vaccinazioni di massa. «Questa è la priorità - sottolinea Saltamartini -. Il governo ha promesso nei prossimi mesi 50 milioni di vaccini ma nelle Marche abbiamo il problema della scarsa disponibilità attuale per completare a marzo la vaccinazione degli over 80». E nella riunione di giunta di oggi il vicepresidente Mirco Carloni porterà l’accordo con le categorie economiche per permettere ai medici aziendali di somministrare i vaccini sulla base di un protocollo regionale. 

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