Diocesi, il sindaco e il comitato di Urbino per il no all'unione con Pesaro non mollano. Il consigliere Rossi: «Stop all'8 per mille»

Diocesi, il sindaco e il comitato di Urbino per il no all'unione con Pesaro non mollano. Il consigliere Rossi: «Stop all'8 per mille». Nella foto Giuseppe Magnanelli
Diocesi, il sindaco e il comitato di Urbino per il no all'unione con Pesaro non mollano. Il consigliere Rossi: «Stop all'8 per mille». Nella foto Giuseppe Magnanelli
di Eugenio Gulini
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Lunedì 9 Gennaio 2023, 03:40 - Ultimo aggiornamento: 10 Gennaio, 09:16

URBINOIl sindaco Maurizio Gambini proprio questa mattina comincerà a sentire tutti i primi cittadini dei comuni che ricadono sotto la competenza dell’Arcidiocesi di Urbino Urbania Sant’Angelo in Vado al fine di assumere un’iniziativa univoca per far sentire la protesta del territorio contro l’unificazione con l’Arcidiocesi di Pesaro nella persona del vescovo Sandro Salvucci.

«Cancellata una storia ultramillenaria»

«Una decisione che ha cancellato la storia ultramillenaria di Urbino - ribadisce il sindaco - e di una comunità che ha dato natali a personaggi eccellenti decantati da tutta la Nazione ed è sede di una Università tra le più antiche d’Italia. Non ci fermeremo, non possiamo essere traditi dalla Chiesa che così ci lascia tristemente soli. Incontriamoci, non è detta l’ultima parola».

«Non molliamo»

Giuseppe Magnanelli, priore della Confraternita di San Giovanni e voce del comitato “No all’accorpamento con Pesaro”, è per «non mollare». «Ci incontreremo e vedremo il da farsi - conferma Magnanelli -. La mia preoccupazione e la mia amarezza sono principalmente di ordine pastorale. In questi tempi di aridità spirituale, di indifferenza e di relativismo etico, per intensificare e rendere vivo l’annuncio evangelico, occorrerebbero più forze in campo e quindi anche un arcivescovo in più piuttosto che uno in meno. Lo stesso inoltre è chiamato a seguire e coordinare l’attività pastorale dei sacerdoti molto impegnati, con più parrocchie, nell’esercizio del loro ministero, nell’amministrazione dei sacramenti e nei numerosi impegni burocratici amministrativi. Nel messaggio di monsignor Salvucci ho sentito parlare della necessità di scrutare i segni dei tempi, di collaborazione, di sintesi, di testimonianza evangelica. Giusto! Ma questo è possibile togliendo il pastore a tempo pieno? In questo tempo di nuova evangelizzazione – chiede Magnanelli - chi coordinerà la formazione dei fanciulli? Chi seguirà quella delle famiglie che presentano segni di fragilità? Chi quella dei movimenti ecclesiali?».

Questione anche territoriale

Anche il consigliere regionale Giacomo Rossi (Civici Marche) è sul piede di guerra e non usa mezzi termini per segnalare «l’umiliazione di questa scelta fatta dalla Santa Sede. La soppressione dell’Arcidiocesi di Urbino Urbania Sant’Angelo in Vado non è solo una questione pastorale ma socio-territoriale. È per questo che mi mossi per far prendere posizione al Consiglio regionale sulla vicenda ma solo il collega Giorgio Cancellieri e il presidente del Consiglio regionale Dino Latini mi diedero manforte. A questo punto - sottolinea il consigliere regionale -, visto che il dado è tratto, sarebbe opportuno, come si era paventato nel Consiglio comunale monotematico di Urbino, che i cittadini della nostra Arcidiocesi dessero un segnale forte non versando più l’8x1000 alla Chiesa Cattolica e dunque alla Cei. Sarebbe opportuno che la stessa cosa fosse fatta da tutti i cittadini marchigiani, visto che gli stessi vescovi marchigiani si sono sentiti “in sintonia col Santo Padre” in questa deprecabile scelta. Capisco il loro dovere d’obbedienza del clero ma allo stesso tempo, da cristiano e da cittadino, non posso accettare questa ulteriore degradazione di un territorio e della sua storia. Il Papa “delle periferie” non è riuscito a capire la “centralità storica” e la “perifericità moderna” di questa nostra Diocesi che per questi motivi andava salvaguardata. Con tutto il rispetto del vescovo di Pesaro (che tra l’altro mi sembra essere pure un buon pastore), non parteciperò alla cerimonia di insediamento».

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