Ripetute violenze fino a far svenire la moglie: condannato a 2 anni e 10 mesi il marito

il tribunale di Pesaro
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di Luigi Benelli
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Giovedì 25 Marzo 2021, 06:45

COLLI AL METAURO -  Il litigio al pub, le botte fino a fare perdere i sensi alla moglie. Il parapiglia con gli amici di lei, intervenuti per soccorrerla. Condannato il 32enne marocchino protagonista della vicenda. E’ la storia di violenza consumata a Colli al Metauro, precisamente a Calcinelli e che ieri, davanti al collegio del tribunale di Pesaro, ha trovato l’epilogo con la sentenza di primo grado. 

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Ma il caso ha portato anche all’apertura di un secondo fascicolo.

Lui è Bouraya Abdelalim, oggi agli arresti domiciliari e finito a processo con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, lesioni e tentata violenza sessuale. Secondo le ricostruzioni dell’accusa l’uomo avrebbe avuto comportamenti negativi verso la moglie costringendola a continue umiliazioni e svilimenti, tra insulti e continue minacce, anche di fronte alla figlia avuta dal loro rapporto. Un clima teso e insostenibile per la donna e la bambina, tanto che da provare stati d’ansia. Il rapporto violento è culminato una serata di fine luglio 2020, all’esterno di un bar ormai chiuso per l’ora tarda. Secondo la versione della ragazza l’uomo avrebbe iniziato il litigio al bar, poi terminato fuori alla chiusura.

Dopo una serie di minacce come “Ti brucio, ti ammazzo, ti taglio”, le avrebbe fatto sbattere la testa fino a farle perdere i sensi e qui avrebbe tentato, in preda ai fumi dell’alcol, di stuprarla. Dei testimoni avevano avvisato degli amici della donna del litigio in corso, così sono corsi sul posto per soccorrerla. Quando sono arrivati, lei era in stato di incoscienza, svenuta. L’hanno portata via di peso per salvarla ma l’uomo avrebbe iniziato ad aggredirli. Qui è nato un parapiglia e sono volati spintoni e botte. La ragazza ha riportato un trauma alla testa, giudicato guaribile dai medici in 10 giorni. Anche lui è finito all’ospedale con un occhio tumefatto, altri lividi e due costole rotte.
Aveva guidato da solo da Calcinelli fino all’ospedale di Fano. Disse di essere stato aggredito dagli amici della moglie tanto che li ha poi denunciati. Sul posto erano intervenuti i carabinieri, che poi hanno seguito le indagini coordinate dalla procura di Pesaro.


In seguito a questo fatto il marocchino di 32 anni è finito agli arresti domiciliari, mentre madre e figlia in una residenza protetta. Il processo si è incardinato velocemente e ieri c’è stata sentenza.


Il pubblico ministero Letizia Fucci ha chiesto 5 anni, il collegio ha condannato il marocchino a 2 anni e 10 mesi derubricando i maltrattamenti in famiglia a minacce. Madre e figlia, rappresentate dall’avvocatessa Cecilia Ascani, si sono costituite parte civile chiedendo un risarcimento di 90mila euro per la madre e 30 per la figlia. «Aspettiamo le motivazioni per capire la commisurazione della pena» fa sapere Ascani. La provvisionale è stata di 5.000 euro. Parallelamente a questo processo si è incardinato un altro procedimento contro due ragazzi che hanno soccorso la donna, per lesioni nei confronti del marocchino. Ragazzi che sono venuti a testimoniare durante il dibattimento e che sono sotto processo. 

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