Colli al Metauro, autobus inceneriti:
«Piste tutte aperte, chi sa collabori»

Gli autobus inceneriti (foto da FanoTv)
Gli autobus inceneriti (foto da FanoTv)
di Lorenzo Furlani
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Giovedì 23 Maggio 2019, 08:05
COLLI AL METAURO - «Le indagini sull’incendio che ha distrutto il deposito degli scuolabus di Calcinelli non escludono alcuna ipotesi perché allo stato attuale non è stata accertata la causa. Se qualcuno avesse visto o sapesse qualcosa è pregato di farcelo sapere».
Così la procura della Repubblica di Pesaro, che garantisce il massimo scrupolo investigativo sul rogo che dopo le 3 di notte di lunedì, nel capannone di via del Progresso, ha mandato letteralmente in cenere 5 scuolabus e ne ha resi inutilizzabili altri 8.
  
I mezzi erano usati per il trasporto scolastico dall’azienda Re Manfredi di Manfredonia per conto dei comuni di Colli al Metauro e Cartoceto, per oltre mille alunni. Diversi scuolabus sono di proprietà delle due amministrazioni comunali.
L’accaduto viene ritenuto di una gravità eccezionale dagli inquirenti anche nell’ipotesi colposa, perché un eventuale innesco accidentale avrebbe potuto mettere a repentaglio la sicurezza degli alunni, se fosse partito dal malfunzionamento della batteria di un mezzo durante l’orario di servizio, o avrebbe potuto minacciare le case vicine se fosse stato generato dall’impianto elettrico del capannone e l’allarme fosse stato meno tempestivo.
L’ipotesi dolosa, invece, è inquietante perché richiama una tipica matrice mafiosa. L’incendio così devastante colpisce particolarmente l’opinione pubblica perché ha preso di mira gli automezzi utilizzati da bambini e ragazzi, oltre a causare un gravissimo disagio nelle comunità territoriali. Come ha già messo in evidenza il deputato Luca Paolini, membro della commissione antimafia (alla quale intende segnalare l’accaduto), questo è un reato spia di possibili presenze mafiose nel territorio, di cui potrebbe costituire un’azione di minaccia, intimidazione o vendetta. A ciò va aggiunto che proprio nel comune di Colli al Metauro sono stati eseguiti recentemente ingenti sequestri di beni appartenenti a soggetti ritenuti prossimi alla ‘ndrangheta. E il contesto generale, accreditato dagli stessi magistrati per le Marche, è quello di un territorio vulnerabile alle infiltrazioni mafiose.
«Queste circostanze ci allarmano e le consideriamo con attenzione ma non si può escludere una causa accidentale - si apprende nell’ambiente della procura -. Non è stato trovato nulla di decisivo né per la causa colposa né per quella dolosa, gli elementi sono ancora equivoci». La procura attende il rapporto dei vigili del fuoco, poi verrà dato l’incarico a un consulente.
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