TERRE ROVERESCHE - «La prima cosa che ci sta a cuore è la sorte riservata all’ex discarica di Ca’ Rafaneto di Barchi, soprattutto ci preoccupa il fatto che non sia stata inserita nel piano provinciale dei rifiuti il che significa la pratica impossibilità di chiuderla in maniera definitiva in quanto è necessario un investimento notevole che non può essere quello offerto dal privato» spiega il sindaco di Terre Roveresche Antonio Sebastianelli al termine dell’incontro da lui stesso convocato con i sindaci presenti quelli di Fossombrone, Mondavio, Fratte Rosa, Sant’Ippolito, Montefelcino e Colli al Metauro.
Ignorato il biodigestore
Chi si aspettava qualche riferimento alla vicenda del biodigestore è rimasto deluso. «Del biodigestore si poteva parlare in termini di massa come occasione per far prevalere la ragione e il buon senso dopo le polemiche intercorse - sottolinea Sebastianelli -.
Per intervenire sulla discarica dell’ex Comunità Montana del Metauro, soppressa e chiusa nel 2014, «è indispensabile sigillarla a tutti gli effetti, coprirla definitivamente, provvedere al recupero per percolato e accendere la torcia per bruciare il biogas che si produce» spiega l’ingegnere Marco Bartoli consigliere comunale di Fossombrone delegato a questioni ambientali -. Occorre che l’impianto venga inserito nel piano provinciale dei rifiuti e non si comprende perché l’operazione non sia ancora avvenuta a differenza di altre discariche, un punto questo sul quale bisogna che sia fatta chiarezza con la Provincia».
L’impianto è dei Comuni
Bisogna ricordare che la discarica in questione è di proprietà dei Comuni che facevano parte della Comunità Montana di allora. Commenta il sindaco di Sant’Ippolito Marco Marchetti che «l’incontro è da ritenersi positivo perché c’è un fronte comune di piena solidarietà alle scelte effettuate dal Comune di Terre Roveresche per quanto attiene al biodigestore. E’ importante che si delinei, come sta avvenendo, un’intesa unica territoriale sulle gestione dei rifiuti. Avremo modo di incontrarci anche con il sindaco di Fano, la sua assenza da quanto mi risulta è stata causata da un impegno improvviso. Con Seri avevo avuto modo di confrontarmi».
L’amaro in bocca
La buona azione dell’intesa intercomunale si profila scelta vincente. Ma al di fuori delle dichiarazioni ufficiali, c’è una certa dose di amaro in bocca. «Se nel recente passato i toni si sono alterati nei rapporti istituzionali tra Comuni - precisa Sebastianelli - non vuol dire che la diatriba istituzionale debba proseguire all’infinito». Il problema che sta a cuore ai sindaci è stato focalizzato. Ma non basta. Bisogna aspettare il secondo tempo.