Edificio romano, sopralluogo della soprintendente a Fano. Il Centro studi: «Si deve scavare anche in via Vitruvio»

Edificio romano, sopralluogo della soprintendente a Fano. Il Centro studi: «Si deve scavare anche in via Vitruvio»
Edificio romano, sopralluogo della soprintendente a Fano. Il Centro studi: «Si deve scavare anche in via Vitruvio»
di Massimo Foghetti
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Mercoledì 15 Marzo 2023, 04:15 - Ultimo aggiornamento: 10:07

FANO - È intervenuta anche la soprintendente all’Archeologia delle Marche Cecilia Carlorosi ieri mattina nell’area dello scavo compiuto in via Vitruvio, dove sono venuti alla luce resti di un edificio pubblico dell’antica Roma che fanno pensare alla scoperta del secolo, quella della basilica progettata dal noto architetto romano e da lui descritta nel “De Architectura”.

Si impone la prudenza

Al momento tuttavia si impone la prudenza: «Quello che è certo – ha detto la soprintendente – è che siamo alla presenza di uno dei rinvenimenti più notevoli che siano stati fatti nel nostro territorio. È stato rinvenuto ciò che resta di un edificio pubblico di età augustea, ma è necessario ampliare gli scavi per verificare se ciò che è venuto alla luce veramente appartiene alla costruzione vitruviana. Allo stato attuale dei sondaggi è prematuro dirlo».

E’ stato quindi confermato ciò che è apparso chiaro dall’inizio. Gli scavi archeologici compiuti in seguito alla ristrutturazione di una casa in via Vitruvio (il nome della via non è casuale, dato che fin dalla fine dell’800 si pensava che quella fosse la zona dove era stata edificata la celebre basilica, poi identificata seppur erroneamente con quanto scoperto sotto l’ex convento di Sant’Agostino) hanno posto allo scoperto un edificio importante che al momento deve essere identificato.

Gli edifici affiorati

A tutt’oggi di edifici pubblici risalenti all’epoca romana a Fano sono stati ritrovati il grande tempio sotto Sant’Agostino, il teatro, l’anfiteatro e probabilmente l’Augusteum nell’area ipogea della Memo. Il che significa che c’è ancora molto da scoprire. La soprintendente Carlorosi era accompagnata dalla funzionaria Ilaria Venanzoni, tra le cui competenze rientra proprio la città di Fano, tra le prime a rendersi conto della eccezionalità dell’ultimo ritrovamento.

«Abbiamo ritrovato materiali che risalgono al primo secolo avanti Cristo, quindi all’epoca augustea e vitruviana, ma anche all’epoca medioevale e oltre fino al ‘700, in una consequenzialità di vita che sul sito si è protratta nel tempo. Il tutto testimoniato da reperti in marmo, frammenti ceramici, ceramica invetriata, molto utili per studiare la vita del tempo».

La Fanum Fortunae

Ieri mattina ha visitato per la prima volta gli scavi anche il coordinatore scientifico del Centro Studi Vitruviani Oscar Mei, insegnante di archeologia all’università di Urbino. Anche lui ovviamente sullidentificazione della basilica ha mantenuto un atteggiamento prudenziale.

«Tuttavia – ha detto – si tratta di una scoperta straordinaria per conoscere l’urbanistica di Fanum Fortunae e in particolare la disposizione dell’area forense che era l’area centrale della città, dove pur tuttavia deve trovarsi la basilica, perché qui dice di averla collocata lo stesso Vitruvio nel suo trattato». Per il professor Mei è importante sondare anche il sottosuolo di via Vitruvio, all’esterno della casa nel cui cortile sono stati ritrovati gli ambienti ricoperti di marmo, in quanto la via segnerebbe uno dei limiti della piazza del foro che quindi si inoltrerebbe sotto la chiesa di San Domenico.

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