Costretta su una carrozzella dal cancro: «Per colpa delle barriere da sola non posso andare da nessuna parte»

Per una carrozzella senza una pedana è difficoltoso l'accesso a negozi e uffici
Per una carrozzella senza una pedana è difficoltoso l'accesso a negozi e uffici
di Andrea Amaduzzi
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Domenica 23 Gennaio 2022, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 09:44

FANO - Lo spirito sembra quello giusto per affrontare la sua condizione («ma dipende dai momenti, credetemi») e per sua stessa ammissione quella stessa condizione non è assimilabile a quella in cui sono confinate altre persone che lamentano una disabilità. A fare la differenza in positivo nella vicenda di Agnese Giambartolomei, costretta a vivere su una carrozzina, è la vicinanza costante della sorella Angela che su quella carrozzina le consente di muoversi.

L’amputazione di una gamba
«Io da sola non vado da nessuna parte» confida la donna colpita da un cancro alle ossa cinque anni fa. Sottoposta ad intervento chirurgico alla gamba sinistra per l’applicazione di una protesi interna, non è purtroppo riuscita a risolvere un problema che nemmeno cicli di chemio hanno aiutato a debellare. «Ad un certo punto i medici mi hanno detto che occorreva amputare la gamba fino all’anca. Per un anno e mezzo mi sono opposta, cercando sponda in altri specialisti. Alla fine però mi sono dovuta arrendere». A rischio c’era la vita e così dal 2019 Agnese, 53 anni, sposata e madre di con un figlio, si trascina questo handicap che inizialmente ha subito («mi sono un po’ abbandonata sulla sedia a rotelle, non ho nemmeno voluto imparare a camminare con le stampelle») e con il quale adesso ha invece stabilito un regime di accettabile convivenza. Non che appena metta il naso fuori dall’uscio di casa non debba fare la conta di piccoli e grandi disagi.

Il quartiere di Fano 2
«Fortunatamente vivo al secondo piano di un condominio di Fano 2 dotato di ascensore. E quando capita un guasto, sono tutti molto celeri nel ripararlo».

Una volta in strada e sempre assistita da chi provvede a spingerla «ci destreggiamo abbastanza bene sui camminamenti di cui il quartiere è attrezzato». Le cose vanno meno bene nel parcheggio. «Ci sono buche anche belle grandi. Ho più volte sollecitato una riasfaltatura ma il massimo che sono riusciti a fare è ridisegnare la segnaletica orizzontale così da evitare che lo stallo per disabili venisse occupato da chi non ne ha diritto. Adesso però bisognerebbe già ripassare con la vernice». Da che in giro gli stalli blu sono ridiventati gratuiti per i disabili, posto per parcheggiare se ne trova, ma poi in centro c’è da fare i conti con i sanpietrini malmessi («da via Cavour, ad esempio, mi tengo ben lontana»), da dislivelli insidiosi e dall’accesso disagevole ad alcune negozi.

Negozi senza pedana
«Purtroppo in diversi sono state rimosse le pedane che erano state installate anni fa. Così dove c’è un gradino è solo grazie a mia sorella e al buon cuore del titolare che riesco a entrare». L’accesso ad uffici e studi medici è quasi sempre garantito, quello ai lungomare un po’ meno. «In Sassonia è più facile, al Lido invece bisogna scegliere se parcheggiare aldiquà della ferrovia o nell’area sterrata accanto al Florida che per una come me non è però il massimo». In quella parte di città un unico sottopasso pedonale impraticabile per un disabile e una strada come via Filzi con marciapiedi angusti e sconnessi continuano a complicare la vita di chi già non ne vive certo una comoda. 

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