FANO - Presidio degli educatori professionali, ieri pomeriggio in piazza Amiani a Fano, per affermare la dignità del loro lavoro. La categoria si sta mobilitando in tutto il Paese e anche in provincia, a Fano come negli altri principali Comuni.
Manifestazioni pubbliche e incontri con gli amministratori pubblici per chiedere tutele: bandi con condizioni migliori per operatori che, attraverso le cooperative del terzo settore, garantiscono un prezioso servizio scolastico per bambini e bambine, ragazzi e ragazze con disabilità.
Arrivati da tutta la provincia
Una trentina gli educatori professionali, anche da Pesaro, Urbino e dalla provincia di Ancona, che si sono dati appuntamento a Fano, esponendo manifesti e cartelli artigianali mentre in corso Matteotti andava in scena lo struscio del sabato pomeriggio. «Basta appalti al ribasso», «Basta notti non pagate» oppure, variante, «Basta ore non pagate». E poi: «1.000 responsabilità, zero tutele!», «Stop stipendi da fame», «Diritti e dignità».
Gli educatori professionali si sono costituiti in comitato regionale e sono in fase organizzativa sotto il profilo sindacale. Puntano dunque a maggiore visibilità e migliore rappresentanza. Solo nei Comuni dell’Ambito territoriale sociale 6, ha spiegato una recente nota dell’ente, per il nuovo anno scolastico sono attivati interventi di assistenza educativa a favore di 190 studenti con disabilità.
Il ritardo del bando
Ed è stata proprio una fibrillazione legata a tale servizio che ha esasperato gli animi tra gli educatori locali. Il caso è rientrato grazie a un intervento tampone in zona Cesarini, ma tutti gli altri problemi restano. Racconta l’episodio il volantino del comitato diritti educatori Marche, diffuso ieri in piazza Amiani.
«Con un messaggio a dir poco sbrigativo – spiega il testo – il 4 settembre le educatrici e gli educatori sono stati avvertiti che per loro la scuola sarebbe cominciata tardi, dopo il 20 di settembre. Una questione riguardante il bando di concorso scaduto a marzo e presentato dalla giunta comunale a ridosso dell’apertura dell’anno scolastico. Come iniziare i lavori in spiaggia a metà giugno. Incomprensibile. Ora la situazione si è risolta grazie a una procedura d’emergenza, ma per diversi giorni tante famiglie, tante ragazze e tanti ragazzi con disabilità hanno vissuto nell’ansia e nell’incertezza. La stessa ansia e incertezza vissuta nelle scuole dagli insegnanti. E poi ci siamo noi. Educatrici ed educatori, avvertiti per messaggio il 4 settembre, che all’ansia e all’incertezza non riusciamo proprio ad abituarci». Situazione complessa a dir poco.
Le questioni aperte
«Abbiamo contratti di lavoro inadeguati – conclude il comitato – Siamo sotto-inquadrati, sotto-stimati, sotto-pagati. Non siamo retribuiti se la persona che seguiamo è assente; se la scuola è chiusa, come è successo l’anno scorso per terremoti o alluvioni; se un bando di concorso parte tardi. Ci sono le notti passive non pagate per chi lavora in comunità, ci sono le estati a fare quadrare conti che non tornano mai, ci sono tante di quelle questioni aperte. Lavoriamo nel sociale, esistiamo e siamo stanchi di essere svalutati, come professionisti e come persone, nonostante il grosso carico di responsabilità che, con slancio e tutti i giorni, portiamo sulle spalle».
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