Apecchio, amianto interrato. Dopo 8 anni nessun colpevole: assoluzione o prescrizione per 13 imputati

Lo stabilimento Val di Meti nel cui parcheggio fu interrato l'eternit
Lo stabilimento Val di Meti nel cui parcheggio fu interrato l'eternit
di Luigi Benelli
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Giovedì 23 Settembre 2021, 08:05

APECCHIO - Si parlò di oltre 40 tonnellate di eternit interrate senza bonifica insieme a rifiuti inerti da demolizione sotto un parcheggio aziendale ad Apecchio, quello della Val di Meti. Imputati assolti perché il fatto non sussiste o per non aver commesso il fatto o prosciolti per sopravvenuta prescrizione. Dopo anni di indagini e udienze, tutto si è chiuso ieri mattina al Tribunale di Urbino.

L’indagine partita dal Noe
L’indagine era partita dal Nucleo operativo ecologico dei carabinieri e ha visto 13 persone finire sul banco degli imputati, tra cui l’ex sindaco di Apecchio Orazio Ioni. Il vertice della vicenda sarebbe stato, secondo il Noe, l’ex direttore del Dipartimento di prevenzione del’Asl Giovanni Cappuccini che secondo l’accusa avrebbe consentito a 2 aziende di risparmiare circa 480 mila euro evitando la bonifica dell’amianto. Il caso si aprì dopo le fortissime nevicate del 2012, che nell’alto Pesarese fecero crollare i tetti di circa 400 fabbriche (molti in eternit), compresi quelli degli stabilimenti di imbottigliamento di acque minerali Val di Meti e di un’azienda confinante, la Elle srl.

Il comitato cittadino
Un comitato cittadino si oppose alla realizzazione di una cella per gli smaltimenti nella discarica di Tavullia, così le imprese procedettero diversamente. I costi di smaltimento delle macerie contaminate da amianto erano notevoli - circa 500 mila euro - ma grazie al dirigente Cappuccini, secondo l’accusa, la società riminese Galvanina (proprietaria allora della Val di Meti) e la Elle srl avrebbero speso non più di 20mila euro di semplice interramento.

Il dirigente dell’Asur sotto inchiesta si sarebbe infatti adoperato, facendo pressione anche su due suoi sottoposti, per far attestare la falsa bonifica degli inerti.

Secondo i carotaggi condotti dai carabinieri alla tutela ambientale e dall’Arpam fu detto che sotto il parcheggio della Val di Meti furono interrate fra le 40 e le 80 tonnellate di amianto, oltre a 500 tonnellate di inerti da demolizione: e tutto a soli 5 metri di distanza dal torrente Biscubio. Ci fu il dissotterramento di tutto e l’analisi dei dati. Ieri la sentenza con l’assoluzione perché il fatto non sussiste per l’attuale dirigente del dipartimento prevenzione Asur Eugenio Carlotti e per il tecnico Marco Mattioli (difeso da Danilo Del Prete) dall’accusa di falso e per aver autorizzato l’attività di gestione dei rifiuti.

L’avvocatessa di Carlotti, Donatella De Castro sottolinea: «All’esito degli accertamenti la quantità di materiale era inferiore ai 90 chili di eternit. Sui 1.150.000 chili di materiali contestati appena lo 0,0078%. Si è fatta luce sulla vicenda». 

Interrati novanta chili
Assolto anche Cappuccini dall’accusa di tentato abuso di ufficio e per il reato di sottrazione del corpo del reato, ovvero il fascicolo relativo alla pratica, reato per cui il pm Irene Lilliu aveva chiesto 1 anno. «Siamo molto soddisfatti – spiega Roberto Brunelli, avvocato di Cappuccini – una lunga battaglia iniziata anni fa. Tutto si è risolto e le indagini hanno appurato che in realtà si parlava di 90 chili inerti in eternit, non certo 40 tonnellate». Anche la società Elle Srl è stata assolta per l’illecito amministrativo relativo alla gestione dei rifiuti. Così come Rino Mini rappresentante della Galvanina. Proscioglimento per prescrizione per l’ex sindaco Ioni per il reato di abuso d’ufficio. Prosciolti anche altri 10 imputati per la contravvenzione relativa allo smaltimento.

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