CANTIANO - Perire per eccesso di burocrazia nell’indifferenza degli enti sovracomunali. Sembra essere questa la sorte dei Comuni martoriati dall’alluvione e sommersi a distanza di sei mesi dai primi ristori. È il paradosso del decreto di liquidazione della scorsa settimana che è vero garantisce un primo aiuto ma sta paralizzando le amministrazioni.
I chiarimenti ricevuti
Per districarsi Alessandro Piccini, il sindaco di Cantiano, usa il doppio linguaggio. Quello digitale, della posta elettronica certificata per ottenere chiarimenti sul provvedimento dalla struttura commissariale; quello tradizionale, dell’assemblea pubblica che convocherà a breve per spiegare a tutti i cittadini modus operandi e limiti. Dal carteggio fitto comunque già ha incassato risposte utili a tutti i 16 Comuni beneficiari.
«Sappiamo adesso che è possibile liquidare in anticipo i contributi ai privati anche se non hanno ancora le fatture e i bonifici purché prendano l’impegno a produrli. Come sappiamo che il contributo mensile all’autonoma sistemazione prosegue anche per chi percepisce i 5 mila euro alla condizione che la somma non gli consenta di entrare di nuovo nella propria casa. Infine, per le imprese, purtroppo, il contributo va liquidato previa rendicontazione e serve la perizia giurata per importi superiori a 20mila».
Restano le ingiustizie
Ma rimangono delle “ingiustizie”. «Il provvedimento tratta alla stessa maniera i Comuni - entra nel merito Piccini - prescindendo dalla quantificazione dei danni e quindi dalle conseguenze a privati cittadini ed imprese che hanno poi portato alle schede di ristoro prese a riferimento per la liquidazione cumulativa. Cantiano è stato uno dei comuni maggiormente colpiti».
L’alluvione che ha interessato il cuore del paese, il centro storico, i due nuclei delle frazioni di Pontericcioli e Pontedazzo, oltre all’intera area artigianale si è tradotta in 213 schede di richiesta ristori (modello B1) da parte dei privati cittadini e in 60 schede richiesta danni (modello C1) da parte delle attività d’impresa.
«Rispetto alla conta dei danni -incalza - la somma di 1.976.428,64 euro incide ed indennizza in minima parte rispetto alla richiesta danni complessiva». Dalle schede si evince che copre infatti il 17,2 % dei danni ai privati cittadini (previsto il trasferimento di 895.777,64 di euro su 5.194.625,81 euro richiesti); così come equivale all’11,75% dei danni alle attività d’impresa (1.080.651 su 9.196.068,82)».
Le scadenze sovrapposte
Oltre ai soldi, c’è anche l’aspetto burocratico. «In tutto - osserva Piccini - dobbiamo istruire, tra privati ed aziende, controllare e liquidare 291 pratiche con una tempistica severa, entro il 30 aprile, che coincide pure con l’approvazione del bilancio. Siamo - sottolinea - troppo piccoli per questa molta di lavoro. Da tempo chiediamo personale aggiuntivo. Anche perché questa modalità di assegnazione dei contributi ritarderà inevitabilmente, la “messa a terra” dei ristori gravando in maniera insostenibile sulle strutture tecnico-amministrative dell’ente che rischiano di non riuscire più a garantire l’ordinario e quindi i normali servizi alla cittadinanza ed il funzionamento generale della macchina amministrativa».
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