PESARO - L’anomalia più evidente del piano provinciale dei rifiuti adottato a maggioranza dall’Assemblea territoriale di ambito è la previsione dell’ampliamento della discarica di Monteschiantello destinata ad accogliere tutti i rifiuti urbani indifferenziati della provincia, con un ulteriore consumo di suolo per quella che deve essere l’attività residuale del ciclo integrato dei rifiuti, a fronte della chiusura accelerata delle discariche di Ca’ Lucio, tra 2 anni, e di Ca’ Asprete, tra 6 anni, attraverso il conferimento massiccio di rifiuti industriali provenienti da fuori regione, in deroga ai limiti (50% dei rifiuti urbani e solo dalle Marche) previsti dal piano regionale.
Discariche chiuse in anticipo
Una pianificazione, quella della chiusura anticipata delle discariche gestite da Marche Multiservizi approntata senza considerare l’esaurimento contestuale dell’impianto di Aset, contenuta nel documento preliminare del 2017 al piano d’ambito, che la Regione aveva evidenziato come un’incongruenza idonea a dichiarare la non conformità del piano stesso.
Quel documento preliminare prevedeva anche la costruzione di un impianto per il trattamento meccanico biologico dei rifiuti nella discarica di Ca’ Asprete di Tavullia, che Marche Multiservizi aveva già progettato, stimando un costo di 12 milioni di euro e avviando nel maggio 2020 l’iter autorizzativo presso la Provincia.
La previsione rivista
A distanza di 4 anni quest’ultima previsione è stata completamente rivista, rinviando al 2025 la valutazione della necessità del Tmb da realizzare eventualmente a quel punto a Monteschiantello.
Il rischio di infrazione europea
L’assessore regionale all’ambiente Stefano Aguzzi, che aveva chiesto a tutte le Ata marchigiane (pena il commissariamento) l’adozione dei piani d’ambito in ritardo di 5 anni per evitare un’infrazione europea, si riserva di valutare questi aspetti controversi.
«Aspetto l’adozione di tutti i 5 piani d’ambito - commenta - poi convoco una conferenza dei servizi per verificare con esattezza cosa è stato pianificato nelle Marche. Se c’è da intervenire in qualche caso, intervengo. Nel piano di Ancona c’era una stortura e l’abbiamo fatto riapprovare».
«Innovativa la nuova pianificazione»
La riflessione si allarga alla mancata programmazione durata un lustro. «Le storture sono state evidenti - rileva Aguzzi - per responsabilità della politica che non ha governato gli ambiti lasciando fare ai gestori più forti quello che hanno creduto. Comunque, purché ci sia la legittimità degli atti, decidono gli ambiti. Per la votazione e lo scontento all’Ata 1 posso dire che Fano ha mancato al suo ruolo di capofila delle vallate del Metauro e del Cesano. Ma è positivo che Pesaro abbia approvato il piano. Ci serve per progettare in modo innovativo il nuovo piano regionale perché quello del 2015 è superato da tempo. Abbiamo già pubblicato il bando e dobbiamo scegliere la società di consulenza fra le tre offerte ricevute».