Sinisa Mihajlovic, chi era: lo scudetto alla Lazio, il passato alla Roma. Con Eriksson nuovo ruolo e svolta

Nel successo biancoceleste (5-2 sulla Sampdoria) del 13 dicembre 1998 stabilisce il record di una tripletta tutta da calcio piazzato

Siniša Mihajlović, il sergente specialista dei calci di punzione
Siniša Mihajlović, il sergente specialista dei calci di punzione
di Alessandro Angeloni
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Venerdì 16 Dicembre 2022, 15:09 - Ultimo aggiornamento: 22:50

Sinisa Mihajlovic ha ottenuto tanto da Vujadin Boskov e, forse, tutto da Sven Goran Eriksson. Il primo lo ha portato a Roma dopo aver giocato e vinto con la Stella Rossa di Belgrado; il secondo lo ha trasformato in quello splendido difensore centrale che abbiamo poi ammirato per tanti anni, prima alla Sampdoria e poi sempre nella Capitale, ma sulla sponda Lazio. Mihajlovic quando è arrivato era poco più di un ragazzino, era il ‘92 e lui aveva solo 23 anni, capelli folti, camicie colorate, sorrisi e una grande voglia di stupire, ma il primo passo non è stato troppo lungo qui nella Capitale.

QUEL LEGAME CON TOTTI

In giallorosso dura poco, specie per questioni tattiche: il grave infortunio di Carboni lo costrinse a fare il terzino e non aveva il passo (un ruolo che non gli piaceva nemmeno quando giocava in Jugoslavia). Nella Roma ha messo un timbro indelebile, però: a Brescia, fu lui a suggerire a Boskov di fare entrare un ragazzino di belle speranze. Quel ragazzino era Francesco Totti.

Lascia la maglia giallorossa dopo 54 partite e 1 gol, contro il Brescia, con una rete anche in Coppa Uefa contro il Borussia Dortmund, e 5 in Coppa Italia, di cui una nella finale persa con il Torino nel 1993.

LA SAMP E LA LAZIO

Il meglio di sé - senza dubbio - lo ha dato dalla Sampdoria in poi. Eriksson ebbe l’intuizione di arretrarlo al centro della difesa. Con quel calcio lungo, con quel fare da leader, era quella la posizione per la gloria: poca corsa, scarsa velocità ma un senso della posizione impressionante. Sinisa ha costruito in biancoceleste i suoi successi. Dalla Samp alla Lazio, sempre con l’amato Sven. Lazio, il palcoscenico di successi, Roma la sua città dell’amore, qui ha conosciuto Arianna e qui sono cresciuti i suoi cinque figli, Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nicholas. Qui ha vinto. Nel 1999 sigla il primo gol della storia della Lazio in Champions, in casa del Bayer Leverkusen, su punizione. Addirittura, in campionato, stabilisce il record: ne fa tre gol su altrettanti calci piazzati, contro la sua Sampdoria il 13 dicembre 1998. Lascia la Lazio dopo sei stagioni (193 partite e 33 gol), portando via uno scudetto (2000), due Supercoppe Italiane (1998 e 2000), una Supercoppa europea (1999), una Coppa delle Coppe (1999) e due Coppe Italia (2000 e 2004). Dal 2004 al 2006 passa all’Inter del suo amico Roberto Mancini, lì diventa il goleador più anziano in A, a 37 anni. 

GLI INIZI IN JUGOSLAVIA

Vince anche in nerazzurro, 2 Coppe Italia (suo il gol contro la Roma nella finale di ritorno) e uno scudetto, non sul campo, ma assegnato a tavolino per la vicenda Calciopoli. La sua carriera è cominciata nella ex Jugoslavia. Il suo esordio è di quelli da predestinato: è il 1986 e si gioca a Belisce, lui ha la maglia del Borovo; Mihajlovic viene schierato come esterno sinistro di centrocampo, il ruolo che gli aveva regalato inizialmente Boskov nella Roma, ed è proprio il suo sinistro, guarda caso su punizione, a decidere il match. Da lì, una continua ascesa. Nel 1987 arriva il titolo Mondiale Under 20 con la maglia della sua nazionale, poi ruba l’occhio a tanti osservatori durante un torneo in Germania e viene premiato dal Vojvodina, con cui vince il titolo della Prva Liga, superando colossi come Stella Rossa, Hajduk Spalato e Dinamo Zagabria. Sinisa rimane un’altra stagione col Vojvodina per assaporare l’ebbrezza della sua prima partecipazione alla Coppa dei Campioni che vincerà nel ‘91 con la maglia della Stella Rossa, a Bari con il Marsiglia, segnando una delle reti decisive dal dischetto dopo i supplementari. Con i biancorossi vinse pure due campionati e l’Intercontinentale, prima che in Jugoslavia scoppiasse la guerra, che lo ha costretto a trovare nuove vie di speranza altrove. In Italia ha vinto; in Italia ha perso la sua guerra. Quella più importante.
Alessandro Angeloni

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