Luca Parmitano, la tuta delle sue passeggiate spaziali in mostra a Valmontone. Quando rischiò di annegare in orbita

Luca Parmitano, la tuta delle sue passeggiate spaziali in mostra a Valmontone. Quando rischiò di annegare in orbita
di Paolo Ricci Bitti
8 Minuti di Lettura
Venerdì 23 Luglio 2021, 22:18

La tuta per le passeggiate spaziali in mostra a Valmontone (Roma) non è "made in Italy", ma una parte importante di essa è stata messa a punto grazie all'astronauta italiano Luca Parmitano che nel 2013 rischiò di morire annegato durante la sua seconda Eva (attività extra veicolare) attorno alla stazione internazionale.

L'iniziativa è del parco divertimenti MagicLand dove ha riaperto anche il Cosmo Academy Planetarium, uno tra i più grandi d’Europa con una cupola di 25 metri e nuovi programmi, un planetario che ha anche il compito di "tenere il campo" della didattica in attesa che le stelle tornino a splendere in quello dell'Eur al Museo della Civiltà Romana.

Intanto nell’atrio del planetario di Valmontone è esposta una riproduzione fedele a grandezza naturale della tuta spaziale dell’astronauta catanese Luca Parmitano, in forza all'Agenzia spaziale europea, già due volte in orbita sull'Iss. Una tuta modulare (copre tutte le taglie da Small a XXXL) e pressurizzata che indosserà anche Samantha Cristoforetti nel prossimo febbraio quando tornerà per la seconda volta nello spazio. 

La tuta Emu (Extravehicular Mobility Unit) è l'ultimo modello di quelle realizzate dalla Nasa da metà degli anni Settanta e se la tira con l'altra tuta spaziale più famosa, la Orlan, prima sovietica e quindi russa.

E' una sorta di piccola astronave che permette di sopravvivere e di lavorare alla manutenzione della stazione spaziale. Del resto non è che vi sia un grande mercato per le costosissime "tute spaziali da passeggiata" visto che dal 1961 ad oggi solo 580 persone sono andate nello spazio. E delle tute cinesi per i taikonauti si sa poco. Sì, ora sta partendo il turismo spaziale con compagnie come Virgin Galactic, Blue Origin e SpaceX, ma intanto (per le prime due) si tratta di brevissimi voli suborbitali (a poco più di 100 km di quota) senza uscite dalla navicella. E poi si viaggia molto comodi in cabine pressurizzate come in un volo di linea tanto che Jeff Bezos, patron di Amazon e di Blue Origin, non si è tolto nemmeno gli stivaletti texani da cow boy. Invece le Emu sono scafandri pesanti che devono proteggere anche da sbalzi di temperatura da +100 gradi, quando si è esposti al Sole, a meno 150 gradi, quando si finisce all'ombra della Terra durante la rivoluzione dell'Iss che dura 90 minuti, mentre le Eva arrivano anche a 8 estenuanti ore che richiedono anche l'uso del pannolone. E che fatica maneggiare utensili con quegli spessi guanti: "Fate finta di comprimere e rilasciare una palla da tennis con la stessa mano per 8 ore", ricorda lo stesso Parmitano.

La riproduzione in mostra è quella della tuta indossata da Parmitano nel corso della missione dell’Esa, Beyond,  nel 2019-2020, la sua seconda missione dopo quella del 2013, chiamata Volare. Con quella tuta l'astronauta italiano ha compiuto un'impresa complicatissima, da molti ritenuta impossibile: riparare in orbita, ancorato con i piedi per cinque immobili passeggiate al braccio robotico dell'Iss, il cacciatore di anti-materia Ams-02. Il volume delle istruzione era spesso come due volumi dell'elenco telefonico.

Proprio durante la missione del 2013, il 16 luglio, il malfunzionamento di una valvola del sistema di refrigerazione-riscaldamento con oltre 100 metri di tubi e tubicini causò una perdita di acqua direttamente nel casco di Parmitano che rischiò quindi di annegare in orbita, una situazione surreale non prevista, almeno così alla lettera, dall'addestramento. Sotto trovate l'articolo di quella terrificante esperienza.

“È per noi un grande onore ospitare la riproduzione della tuta di Luca Parmitano e far parte di questo incredibile progetto con Esa per avvicinare grandi e piccoli alle meraviglie dello Spazio”, dice Guido Zucchi, ad di MagicLand, tra Roma e Napoli (uscite Valmontone o Colleferro dell'A1). “Stiamo lavorando  per inaugurare a breve un’Accademia dedicata ai segreti dello Spazio: Cosmo Academy, una struttura di oltre tremila metri quadrati che sta nascendo attorno al già esistente Planetarium, che ospita già da questa stagione la riproduzione della tuta di Parmitano, incastonata nel racconto di come l’Umanità si sta preparando, grazie alla Stazione Spaziale Internazionale, a raggiungere la Luna e Marte. Un primo assaggio di quello che sarà il viaggio all’interno di Cosmo Academy”.

Quando Parmitano rischiò di morire annegato nello spazio

Così il primo italiano a passeggiare nello spazio è sopravvissuto al terribile e inedito incidente permettendo poi ai tecnici della Nasa di individuare un difetto nel sistema di refrigerazione-riscaldamento della tuta spaziale che inondò d'acqua di condensa il suo casco. Un difetto che avrebbe potuto uccidere altri astronauti. Per farla corta, le quotazioni di Parmitano alla Nasa sono schizzate alle stelle: gli hanno persino dedicato un lungo documentario dal titolo non casuale "We almost kill an astronaut" (Abbiamo quasi ucciso un astronauta). 

L'articolo di Paolo Ricci Bitti pubblicato il 17 luglio 2013

ROMA Rischiare di morire annegati nello spazio suona così assurdo che proprio non ne vale la pena: così l'astronauta Luca Parmitano è rientrato in tutta fretta nella stazione internazionale interrompendo la passeggiata in orbita a 400 chilometri. Una dimostrazione delle sue lucide capacità di reazione e di valutazione di fronte alle migliaia di variabili che gravano su ogni attività spaziale.

«Sento dell'acqua nella nuca» ha detto alla base in Texas verso le 15.30 di ieri il pilota collaudatore di 36 anni dell'aeronautica militare. E un brivido l'abbiamo sentito in tanti. Un messaggio più diretto del classico «Houston, abbiamo un problema» e ha stupito, in noi terrestri, il tono calmo con cui il maggiore siciliano si è espresso, consapevole anche del fatto che la trasmissione in diretta della passeggiata venisse seguita dalla moglie Kathy e delle figlie Maia e Sara, 3 e 6 anni.

LO SCAFANDRO

Da un'ora e 32 minuti Parmitano, dalla scorsa settimana primo italiano a compiere passeggiate spaziali, era uscito dall'Iss insieme al collega americano e veterano Chris Cassidy con la prospettiva di lavorare sei ore alla manutenzione della stazione vasta come un campo da rugby. Un lavoro estenuante, complicato dalla rigidità della tuta pressurizzata costruita negli Stati Uniti che trasforma l'astronauta in una sorta di mini-veicolo spaziale indipendente. Lo scafandro dell'Emu è costituito da 12 strati di vari materiali e tra di essi corre una ragnatela i tubi e tubicini, compresi quelli che permettono a Parmitano di non congelare all'ombra (meno 100 gradi) e di non arrostire quando si trova al sole (più 120 gradi). Probabilmente è da uno di quei tubi che arrivava il liquido avvertito dall'astronauta dell'Esa che non ha esitato ad assaggiarlo: «No, non è acqua potabile» ha spiegato agli esperti giù sulla Terra, fra i quali anche un medico.

LA DECISIONE DI HOUSTON

Eliminata l'ipotesi che fosse un'innocua, per quanto fastidiosa, perdita dal serbatoio da cui ci si abbevera con una cannula, è stato deciso a Houston di interrompere la passeggiata, la 171esima nella storia dell' Iss, la 360esima in assoluto, alcune delle quali con qualche intoppo, ma mai di questo tipo.

Parmitano, muovendosi in pratica alla cieca, con il casco sempre più pieno d'acqua che gli impediva anche di respirare, ha fluttuato a tentoni lungo i moduli della stazione spaziale sapendo di avere pochissimo tempo prima di assurdamente annegare a 400 km di altezza sulla Terra sfrecciando a 28.800 chilometri orari. In situazione di microgravità l'acqua aderisce alla pelle, agli occhi, entra nei condotti uditivi e non ne esce. Possiamo solo provare a immaginare il terrore di quei momenti in cui il pilota collaudatore dell'Aeronautica militare, cieco, sordo e ormai anche muto, ha messo in atto tutta la sua esperienza unita a quella accumulata durante l'addestramento negli Usa e in Russia. Quando Parmitano è riuscito finalmente a "tuffarsi" nell'airlock (il portellone), i colleghi erano pronti a sfilargli a tempo di record il casco.  

Bisogna aggiungere che - a dire a il vero - Parmitano (che in serata ha twittato «sono sano come ... un pesce») questa disavventura acquatica nello spazio se l'era un po' tirata: nel suo ultimo video, Lo shampoo di Luca, rilanciatissimo su youTube, con molta affabilità aveva fatto il verso a quello della collega americana Karen Nyberg che mostrava come ci si lava i capelli in assenza di gravità, con bolle d'acqua e di schiuma che fluttuavano da tutte le parti. Solo che Karen è bionda con due spanne di morbida chioma mentre il cranio di Parmitano è una palla da biliardo.

paolo.riccibitti@ilmessaggero.it

© RIPRODUZIONE RISERVATA