Abramovich che fine ha fatto? La pressione delle sanzioni Usa e il suo ruolo tra Putin e Zelensky

Abramovich che fine ha fatto? La fretta delle sanzioni Usa e il suo ruolo tra Putin e Zelensky
Abramovich che fine ha fatto? La fretta delle sanzioni Usa e il suo ruolo tra Putin e Zelensky
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Mercoledì 27 Aprile 2022, 19:30 - Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 09:43

Perché non si sente più parlare di Roman Abramovich? L'ex proprietario del Chelsea è stato uno degli uomini al centro dei colloqui di pace tra Ucraina e Russia nella sua fase più iniziale. Da qualche giorno, però, non c'è più traccia dei suoi tentativi: gli ultimi risalgono a fine marzo, quando intervenne in prima persona (con tanto di foto a Istanbul), al quale fecero seguito le voci su un possibie avvelenamento. E più di recente la visita a Kiev dieci giorni fa cercando di far ripartire i dialoghi tra Ucraina e Mosca, bloccati dopo le atrocità russe nelle città di Bucha ma non solo. La visita, smentita poi dal portavoce ma confermata da fonti ben informate a Bloomberg, avrebbe avuto come obiettivo quello di rilanciare appunto i negoziati. Il miliardario russo, che un legame di lunga data con Vladimir Putin, ha agito come mediatore sin dall'inizio della guerra su richiesta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

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Il ruolo di Abramovich e il pericolo sanzioni

Adesso però anche lui, salvato dalle sanzioni di Washington proprio perché uomo-collante tra le delegazioni, è a rischio: se i suoi tentativi non dovessero andare a buon fine, le sanzioni verrebbero estese anche a lui a causa del mancato risultato al tavolo delle trattative. I suoi conti sono stati congelati, tanto che Page Six, sempre ben informata sui fatti di Hollywood e dintorni, aveva raccontato di richieste di prestito ai suoi amici americani per far fronte ai circa 700mila dollari a settimana (necessari a pagare solo per il suo personale).

Un tentativo non andato a buon fine che non ha reso più semplici le sue ultime settimane. 

Le richieste di Kiev e Mosca

Ma Abramovich, raccontano fonti informate, non si dà per vinto nonostante le ultime reazioni ufficiali dal Cremlino e da Kiev siano tutt'altro che ottimistiche. Secondo Kiev, le ultime stragi (tra cui Bucha) hanno inasprito il tavolo, per Putin l'Ucraina non sta più trattando seriamente. E ha imposto le condizioni, che poi sono quelle ormai conosciute del riconoscimento della Crimea e del Donbass. Gli ucraini dal canto loro, complici le vittorie sui campi di battaglia, non sono disposti a fare concessioni. Per questo il ruolo di Abramovich, ancor di più nei prossimi giorni, sarà decisivo. Anche per il suo patrimonio.

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