«Siete il simbolo del fare e un traino per il Paese»

3 Minuti di Lettura
Giovedì 1 Febbraio 2018, 05:04
VERSO IL VOTO
PESARO Il mantra è straordinariamente che il ministro Marco Minniti ripete come un intercalare. L'omaggio è l'effetto pienone, la piccola sala Rossa del Municipio che non contiene tutti gli osservatori, costringe al contatto fisico e provoca in Minniti «un brivido nella schiena». Il feeling territoriale in una palla a spicchi che lega l'animo baskettaro della città alla presidenza onoraria della Viola Reggio Calabria. «Voi eravate la storia della pallacanestro, noi i parvenu». Questo il mood dell'apertura della campagna elettorale del Pd pesarese e del suo candidato per il collegio uninominale Camera Pesaro Urbino. Quanto ai clic quello con i sindaci presenti è il più originale.
Il galateo della politica
Alla destra e alla sinistra del «miglior ministro di questo governo e il miglior ministro dell'Interno della storia repubblicana» (copyright Giovanni Gostoli) il segretario provinciale e il sindaco Matteo Ricci. A chiusura del tavolo la senatrice Camilla Fabbri (chiamata a correre a perdifiato nel collegio uninominale Fano-Senigallia per la Camera, diventata il girone infernale di tutti i non allineati) e la placida onorevole Alessia Morani (blindata capolista al proporzionale Marche nord). Volti che raccontano l'abbuffata renziana in fatto di candidature. È «normale, quasi fisiologico discutere quando si compongono le liste elettorali» butta pragmaticamente acqua sul fuoco il ministro dell'Interno. «Ma approvate le liste si passa a un altra fase: si combatte per vincere la partita. È il senso di quello che stiamo facendo oggi e mi auguro di aver detto parole chiarissime e inequivocabili».
Qui ma non per caso
«Pesaro è un pezzo fondamentale della sinistra riformista che è la mia storia personale. È importante incontrarla ora e spero di fare con voi un pezzo di strada il più lungo possibile. Poi rivolto alle colleghe candidate si confida: «Sono beato tra le donne, proprio come in famiglia e chiama Fabbri e Morani le sue sorelle. L'importante è fare squadra. «Lavoreremo per vincere la partita insieme. Qui il centrosinistra, il Pd gioca una partita estremamente importante: Pesaro e le Marche, sono il cuore pulsante del nostro Paese, qui si è giocato un pezzo della storia democratica dell'Italia e si giocherà un pezzo del futuro del Paese. Sono particolarmente orgoglioso mettere al servizio del territorio la mia piccola storia e le mie capacita. Metterò lo stesso impegno messo in questi anni di governo. L'Italia è qui - ha osservato - vinceremo non solo la partita politica ma faremo anche uno straordinario servizio all'Italia: se dovessi scegliere tra le due, sceglierei il servizio all'Italia».
La filosofia tripolare
Nel collegio uninominale spiega «c'è una persona che rappresenta uno schieramento politico, e sono orgogliosamente del Pd e del centrosinistra. Oltre alla rappresentanza politica, mi presento a tutti gli elettori e elettrici, indipendentemente dall'orientamento politico o dalle idee, per costruire una grande alleanza del fare sulle prospettive di questa terra. Mai c'è stata tale identificazione tra il destino del Paese e l'azione di un punto di vista politico: tocca a noi svolgere un ruolo nazionale, rappresentare gli interessi generali del Paese e della gente».
Il ministro sfida poi la platea a ricordare un suo discorso coniugato al futuro. «Parlo solo di cose già fatte e dunque parla - con malcelato orgoglio - di immigrazione. «Governare epocali flussi migratori con politiche strutturali senza aspettare qualcuno con la bacchetta magica, tenendo insieme accoglienza e sicurezza. Cruciale - ha insistito - l'alleanza con sindaci che ci hanno permesso di cancellare la parola emergenza dalle politiche migratorie. L'emergenza è vento nelle vele dei populisti». Con i sindaci ha condiviso la strategia di «accoglienza con piccoli numeri, diffusa sul territorio» che coniuga «il diritto incancellabile degli accolti con quelli di chi accoglie». Ma anche il «superamento dei grandi centri accoglienza: il rapporto diretto con numeri più piccoli e diffusi che consentono integrazione». «Il futuro - ha detto - si gioca sulla capacità di integrazione. I responsabili di attentati in Europa non erano persone che venivano da Siria o Iraq, ma figli d'Europa e di mancata integrazione». Le «politiche di integrazione sono un pezzo fondamentale delle politiche di sicurezza sul territorio. Integrare è anche una questione dei numeri: accoglienza ha limite oggettivo insuperabile nella capacità di integrazione».
«Non sono uno da facile ottimismo - ha chiuso Minniti - ma avverto che non solo possiamo vincere la partita ma la vinceremo insieme dalla parte della gente e della storia».
Silvia Sinibaldi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA