Rifiuti, piano senza Tmb E per il biodigestore l'Ata attende la Provincia

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Venerdì 24 Settembre 2021, 05:06
L'AMBIENTE
PESARO Con un ritardo di 5 anni sui tempi previsti dalla pianificazione regionale del 2015, ecco finalmente il piano di ambito dei rifiuti della provincia di Pesaro Urbino, la cui adozione da parte dei sindaci è programmata per lunedì prossimo (convocazione online alle 10,30). L'Assemblea territoriale di ambito ha predisposto con gli uffici tecnici una pianificazione fino al 2026, nella quale non mancano le sorprese, a partire dalla rinuncia all'impianto per il trattamento meccanico biologico (Tmb) dei rifiuti da conferire in discarica, che era stato pianificato nel documento preliminare del 2017 a Ca' Asprete di Tavullia e già progettato da Marche Multiservizi con un iter autorizzativo avviato in Provincia nel maggio 2020. Soprattutto, sulla previsione degli impianti emergono tutte le criticità del ciclo integrato dei rifiuti gestito negli ultimi anni per le carenze di programmazione dell'Ata 1. E non solo riguardo al tema caldo, vista l'opposizione popolare, del biodigestore.
Lo sviluppo inevitabile
Innanzitutto, si impone l'esigenza di un ampliamento della discarica di Monteschiantello (nel comune di Fano al confine con San Costanzo, gestita da Aset) che dal 2027 resterà in provincia l'unico impianto di smaltimento dei rifiuti indifferenziati, i quali per direttiva europea dal 2035 non dovranno ammontare a più del 10% del totale, con un programma di riduzione della produzione e di sviluppo del riciclo e del recupero delle frazioni della raccolta differenziata. Si tratta di uno sviluppo inevitabile, da programmare subito, sulla base di uno studio di fattibilità svolto da Aset per le necessità del suo bacino di utenza, in seguito all'autorizzazione approvata dalla stessa Ata nel 2017 del riempimento accelerato delle discariche di Ca' Lucio di Urbino e di Ca' Asprete di Tavullia gestite da Mms (per la chiusura della prima nel 2023 e della seconda nel 2027) con i rifiuti industriali provenienti da fuori ambito, in deroga ai limiti stabiliti dal piano regionale (il 50% rispetto ai rifiuti urbani e solo dalle Marche).
L'esigenza non pianificata per Aset
Un indirizzo giustificato, a suo tempo, con la riduzione dei conferimenti per l'aumento della raccolta differenziata (arrivata nel 2020 al 72,4% nell'ambito provinciale) al fine di evitare l'aumento delle tariffe conseguente alla ripartizione dei costi fissi su una minore quantità di rifiuti trattati. Questa esigenza, tuttavia, non era stata pianificata analogamente anche per la discarica gestita da Aset e soprattutto non era stata avallata dalla Regione, che per quella previsione aveva paventato 4 anni fa la possibilità di una valutazione di non conformità sul piano d'ambito.
L'altro punto sensibile, come anticipato cinque mesi fa dal direttore dell'Ata 1 Michele Ranocchi proprio al Corriere Adriatico, è la mancata pianificazione di un digestore anaerobico per il trattamento dei rifiuti organici e verdi nell'attesa delle prossime decisioni della conferenza dei servizi convocata dalla Provincia per valutare le due richieste di autorizzazione private presentate (per un impianto da 50mila tonnellate all'anno a Barchi di Terre Roveresche, progettato dall'azienda Feronia del Fermano, e per un impianto da 105mila tonnellate previsto a Talacchio di Vallefoglia dalla società Green Factory di Marche Multiservizi).
Il biometano affidato al mercato
Con buona pace dei comitati cittadini che alla Regione avevano chiesto una moratoria delle autorizzazioni in itinere (pari a 5/6 volte il fabbisogno regionale) proprio per consentire alle Ata, in ritardo ovunque, di pianificare la reale esigenza della produzione di biometano con i rifiuti biodegradabili. L'Ata 1 aderisce alla linea dei gestori (contestata dai comitati come tesi giuridica in un'applicazione pedissequa) secondo cui questi impianti sono regolati unicamente dal mercato, nonostante la Regione pur riconoscendo la privativa pubblica solo per il trattamento dei rifiuti indifferenziati avesse sollecitato soluzioni funzionali per l'autosufficienza di ambito. In questo senso, l'Ata si spinge a valutare solamente un dimensionamento di almeno 95mila tonnellate all'anno di rifiuti, stimando un incremento degli scarti biodegradabili e un surplus di produzione del 30% d'estate (57mila le tonnellate prodotte in provincia nel 2020).
Le carenze di programmazione
La rinuncia al Tmb (per il quale Mms aveva stimato un costo di 12 milioni di euro) sarà riconsiderata nel 2025 per verificare se si realizzerà l'unico requisito tecnico, dei tre prescritti dalla normativa, ora non integrato. A quel punto eventualmente l'impianto dovrà essere realizzato a Monteschiantello a carico di Aset.
Nell'insieme le previsioni sono del tutto coerenti con le esigenze di Marche Multiservizi. Il piano ignora vari aspetti: la legge regionale del 2020 che incentiva il compostaggio aerobico di comunità per trattare i rifiuti organici e verdi, la priorità normativa data a questo trattamento come recupero di materia rispetto al recupero di energia della digestione anaerobica, la stessa preferenza caldeggiata per la tutela dell'ambiente e della salute dall'associazione dei medici per l'ambiente e la componente di business per gli ecoincentivi che sbilancia il sistema verso la produzione di biometano.
Lorenzo Furlani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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