Rebus controlli per il green pass «A chi spettano?»

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Venerdì 23 Luglio 2021, 05:04
LE RICADUTE
PESARO Dal 6 agosto per pranzare o cenare al chiuso al ristorante (ma anche nei locali e nei bar) sarà necessario il green pass, rilasciato anche a quanti hanno per ora ricevuto solo la prima dose. Provvedimento questo che divide la maggior parte dei ristoratori di Pesaro e Fano, soprattutto per il nodo controlli, ma che suscita anche un'apertura da parte di altri gestori riuniti nell'associazione RistorItalia. Ancora una volta la categoria dovrà adeguarsi a un nuovo obbligo imposto dal Governo centrale ma il vero nodo da sciogliere ora, resta la modalità del controllo sulla clientela. Il timore come sostiene Mario Di Remigio, presidente Fipe Confcommercio Pesaro e titolare del ristorante Polo Pasta e Pizza è che fatta la norma, poi come spesso succede «i ristoratori e non solo, vengono lasciati soli».
Le perplessità
«È ancora confusione e incertezza con difficoltà anche per i baristi, e con l'unica certezza che non c'è obbligo del pass per il caffè al banco commenta Stefano Mirisola, vicepresidente Confesercenti di Fano e titolare del ristorante Ideale - l'interrogativo più frequente riguarda il controllo della certificazione. A chi compete? Non dovrebbe ricadere sui soli gestori. Così facendo si torna indietro al post lockdown, quando con le riaperture la prenotazione era obbligatoria e all'interno di un esercizio al pubblico c'era il controllo della temperatura, prima di poter accedere. Per di più - prosegue - questo provvedimento arriva in una stagione, che è partita al rallentatore. Non corrisponde alla realtà la percezione che ristoranti e locali serali, lavorano a pieno regime e anche oltre, ricordiamo che si sta lavorando comunque al 50 per cento delle nostre reali potenzialità, perché rimane il distanziamento all'interno e all'esterno, e anche un ristorante al completo non significa che siamo tornati ai livelli del pre-pandemia. Per calare tutto questo nella realtà poi, possono incontrarsi giornate dal tempo incerto e in caso di acquazzone all'ultimo momento c'è la necessità di sistemare la clientela all'interno. Come fare allora? Nella concitazione stiamo a chiedere il green pass a tutti? Tu si puoi entrare e tu no, e chi ne è sprovvisto perché magari all'esterno non tenuto a fornirlo, viene mandato via?». Anche Mario Di Remigio scuote la testa e allarga le braccia. «Attendiamo di conoscere i dettagli tecnici della sua applicazione forniti dal Governo - puntualizza - poi la categoria si organizzerà come ha sempre fatto, ognuno per le proprie competenze. Troveremo alternative, compreso avvalerci di un nostro collaboratore all'interno dello staff del ristorante per il controllo e la richiesta al cliente. Resta comunque il dubbio su che cosa noi gestori dovremo fare. È possibile per noi saper distinguere per esempio fra un pass con QR code originale o ci possono essere eventuali duplicati non regolari, come già è accaduto in altre città? Se green pass è, uniformandomi alla posizione di Fipe Confcommercio anche a livello nazionale, questo dovrà valere per tutte le categorie in luoghi al chiuso senza distinzioni perché non è corretto utilizzare due pesi o due misure, lo stesso dovrà dirsi per centri commerciali allora, supermercati, uffici pubblici e sedi di Amministrazioni locali». Una violazione della privacy, che mal si coniuga con il lavoro del ristoratore: la pensa così Paolo Severi del locale Farina. «Pronti a reinventarci e trovare soluzioni migliorative, se non sarà il Governo a fornircele commenta ma credo che a prescindere dall'utilità o meno di questo provvedimento, i controlli su certificati non spettano a noi gestori, con che diritto se non siamo un pubblico ufficiale? Potremo avvalerci di vigilanza privata per farlo? Ma saranno ancora altri costi su costi. L'impatto per un locale al chiuso c'è, basti pensare che al momento ho 60 posti all'interno, che in inverno possono arrivare quasi a 140 in un sabato sera».
Il distinguo
Non piace sentirsi definire in controtendenza a Paolo Biagiali, vicepresidente RistorItalia. «Credo che in questo momento sia più utile usare il buon senso - osserva a caldo Biagiali del ristorante Il Giardino e capire che questo provvedimento è il male minore, se si pensa a che cosa potrebbe accadere se ogni categoria rifiutasse o si opponesse al pass di avvenuta vaccinazione. Una scelta responsabile piuttosto, che potrebbe farci evitare il rischio di vedere di nuovo limitate al minimo o chiuse le nostre attività in zona gialla in caso della diffusione di più focolai. E sui controlli, io con altri colleghi RistorItalia, siamo pronti ad adottare e suggerire alcune modalità, proprio come un controllo preventivo e diretto con la prenotazione obbligatoria sia online o via sms e cellulare. Ciò significa che il cliente o la famiglia, che vorrà cenare nel nostro locale deve sapere che dovrà obbligatoriamente prenotarsi e inviarci nell'immediato su apposita App o numero Whatsapp copia del proprio certificato vaccinale e di quello di altri congiunti».
Letizia Francesconi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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