«Piano sanitario, tante criticità e il vizio della fine legislatura»

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Giovedì 13 Febbraio 2020, 05:04
IL GIUDIZIO
PESARO Molte più ombre che luci. I sindacati confederali evidenziano una serie di limiti del piano socio sanitario regionale 2019/2021 deliberato una settimana fa dall'Assemblea legislativa delle Marche, che li porta a confermare un giudizio complessivamente critico.
Utile il lavoro della IV commissione
Secondo le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil non mancano alcuni elementi positivi, ascrivibili all'integrazione normativa apportata dalla IV commissione consiliare sanità e servizi sociali all'esito delle audizioni di 150 portatori di interesse (che hanno presentato 60 lettere di osservazioni), ma prevalgono le criticità a partire dalla riserva di fondo: aver approvato il piano alla fine della legislatura. Conseguente e «pesante» viene ritenuta l'assenza di due temi fondamentali: il riassetto della governance complessiva del servizio sanitario regionale e la coincidenza effettiva tra Distretti sanitari e Ambiti sociali territoriali per superare i problemi di integrazione socio sanitaria. Sintetizzando l'analisi dei sindacati confederali per punti, a fronte di 5 positività segnalate si evidenziano 12 negatività.
Una particolare attenzione Cgil, Cisl e Uil riservano all'iter atipico che il governatore Luca Ceriscioli ha seguito per il nuovo ospedale di Muraglia, fino alla delibera 100/2020 della giunta regionale del 3 febbraio scorso (il giorno prima dell'approvazione del nuovo piano socio sanitario) che assegna all'azienda Marche Nord «la prosecuzione del procedimento per la concessione di progettazione, costruzione e gestione del nuovo polo ospedaliero di Pesaro (project financing)».
Apprezzata l'analisi costi/benefici
I sindacati delle Marche si dichiarano «perplessi e preoccupati» per questa scelta della giunta regionale messa in relazione a uno degli aspetti più positivi registrati nel piano ovvero l'accurata analisi/costi benefici, da sottoporre al vaglio della commissione assembleare competente, sulla costruzione/ammodernamento/manutenzione delle strutture sanitarie regionali prima di avviare l'iter di nuove costruzioni. Un aspetto questo ritenuto «particolarmente significativo soprattutto in relazione alla costruzione dei nuovi ospedali unici». «C'è da chiedersi - rilevano Cgil, Cisl e Uil - se con tale delibera, emanata in vigenza del precedente piano, si voglia aggirare proprio la valutazione da parte della commissione consiliare», anche se occorre segnalare che a questa osservazione già evidenziata dal Corriere Adriatico il presidente Ceriscioli ha risposto che sarà sua «cura trasmettere alla commissione consiliare l'analisi dei costi benefici, non per vincolo di legge, ma per rafforzare il valore della nostra scelta».
Le modifiche positive
Le altre modifiche positive per i sindacati sono «la previsione di un cronoprogramma che dettaglia i tempi di attuazione del piano, il capitolo sulla partecipazione, il tema degli ospedali delle zone disagiate e dei futuri presidi unici». Precisamente, è confermato per Pergola e Amandola lo status di area disagiata o di zona particolarmente disagiata (che in base al decreto ministeriale 70 obbliga ad attrezzare i presidi come ospedali dotati di pronto soccorso) e l'equiparazione a esso anche dei territori di Cagli, Sassocorvaro e Cingoli, aggiungendo la facoltà della giunta regionale di individuare ulteriori strutture sanitarie con questa caratteristica. Per i presidi unici provinciali si introduce il modello messo a punto per il Santa Croce di Fano, che prevede l'integrazione funzionale e non più la soppressione dei vecchi ospedali. Con cautela, i sindacati aggiungono che «meritano di essere adeguatamente approfonditi i riflessi che gli emendamenti approvati in Consiglio producono sull'impianto complessivo del documento».
L'elenco dei rilievi negativi
Per il resto ci sono solamente rilievi critici. «Spicca la mancata descrizione di un percorso di riqualificazione complessiva della rete ospedaliera - dichiarano Cgil, Cisl e Uil -, con nodi importanti ancora aperti, come la riqualificazione dei piccoli ospedali o il futuro assetto delle reti cliniche». Manca un strategia contro il sottofinanziamento della prevenzione e gli squilibri nell'assetto dei servizi «a partire da quello relativo alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro». Non si vede una prospettiva nella riorganizzazione delle cure intermedie «a partire dal rapporto tra gli ambulatori avanzati di continuità assistenziale e il progetto di sviluppo delle Case della salute». Sulle cure territoriali - cure intermedie, residenzialità socio sanitaria e assistenza domiciliare - sono assenti strategia e obiettivi coerenti. Si rileva un'eccessiva timidezza nel rapporto con i soggetti privati convenzionati (non sono indicati i criteri della committenza pubblica). Sulla mobilità passiva si contestano termini generici e nessuna strategia efficace e carenze si evidenziano per la medicina di genere (differenze da affrontare e non solo disuguaglianze da superare) senza un impegno per garantire l'applicazione della legge sull'interruzione della gravidanza.
Lorenzo Furlani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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