Panni stesi e sedie rotte È il ritorno dei bivacchi

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Mercoledì 23 Ottobre 2019, 05:04
IL DEGRADO
PESARO La rete esterna del parco 25 Aprile, utilizzata come uno stendino per asciugare, ai due lati del cancello d'ingresso, calzini e maglie. A pochi metri di distanza, un camper con due sedie appoggiate. Non c'è più la situazione di un mese fa, quando nello sgombero di questura e polizia municipale, vennero rimossi materassi, stendini, coperte, gomme e sedili d'auto abbandonati, e quattro camper.
La vigilanza
Ma, come segnala il consigliere della Lega Francesco Totaro, nell'area di via dell'Acquedotto ci sono tutti i segni di nuovi bivacchi. «C'è una roulotte parcheggiata in maniera abusiva proprio davanti alle telecamere del Comune. Panni stesi, sedie rotte. Circa un mese e mezzo fa avveniva uno sgombero dopo un'interrogazione presentata da me, e qualcuno durante la risposta in consiglio comunale elogiava il proprio operato. Ma dopo poco tempo come per magia il bivacco torna. I nomadi si sentono tranquilli e padroni di un'area che in realtà non gli appartiene e tutto questo avviene sotto le telecamere comunali, sorvegliati ma comunque protetti da un'Amministrazione comunale che permette tutto».
Il problema si ripresenta
Totaro continua: «Mi immaginavo che come in passato il problema si ripresentasse, e che da parte di questa Amministrazione vengano risaltate azioni drastiche solo per raccogliere consensi. In realtà per risolvere definitivamente la presenza di questo occupanti abusivi, bisognerebbe effettuare dei controlli serrati, e sgomberi immediati appena il problema si ripresenta». Il leghista Totaro, che è anche vicepresidente della commissione sicurezza chiede «un maggiore controllo anche settimanale delle persone che occupano alcune zone in maniera illegale. Questa persone devono essere schedate per capire chi sono e per registrarne movimenti e flussi, tema che porterò la questione discussione nella prossima commissione. Adesso bisogna nuovamente sgomberare le zone occupate, i cittadini sono preoccupati ed è nostro dovere dare a loro sicurezza e tranquillità. Quella è un area dove oltretutto parcheggiano persone che lavorano in centro e in ospedale, che vanno a recuperare le proprie auto anche in orari serali e notturni». Dal Comune fanno sapere che la zona viene monitorata costantemente, con il controllo di tutte le persone che vi gravitano intorno. «Stiamo lavorando - fanno sapere dall'Amministrazione comunale - a uno strumento che permetterà alle forze dell'ordine di intervenire, in un'ottica di prevenzione e maggiore sicurezza. Uno strumento che stiamo ancora affinando, coinvolgerà anche la commissione, per un obiettivo condiviso».
Non c'è più neanche il cartello
Nel frattempo il parco 25 Aprile non ha più nemmeno un cartello identificativo, segno che rafforza l'abbandono dell'area ormai frequentata solo da chi bivacca o da chi vi raggiunge il vicino fiume Foglia per pescare. Da un parco 25 Aprile senza ormai più un'identità a un altro parco, il Miralfiore, che sta cercando di rialzare la testa. Un polmone enorme che affianca a una parte naturistica e per famiglia, una parte più segreta e fuori dalle regole dove da tempo si sta concentrando l'attenzione delle forze dell'ordine con continui controlli a caccia di spacciatori. Anche ieri mattina una pattuglia di vigili urbani presidiava la zona più delicata a ridosso della stazione ferroviaria dove tra l'altro in questi giorni sono in corso gli interventi degli operatori per tagliare il sottobosco nel principale viale d'accesso, sul lato di via Solferino, proprio per impedire ai pusher di nascondere dosi e facilitare la vigilanza.
La decisione
Una decisione che ha innescato una serie di polemiche per la rasatura ritenuta troppo accentuata. Spiega Andrea Fazi del Wwf: «Abbiamo concordato con l'assessore Belloni un tipo di intervento che salvasse il più possibile il bosco, e permettesse la visibilità. E' stato chiesto espressamente affinchè le forze dell'ordine potessero vedere chi si nasconde nel bosco, e cosa nascondono. Le piante ricrescono e si riprendono, la situazione è temporanea. Non ci è piaciuto dire sì a questo tipo di intervento, ma l'esigenza della percezione della sicurezza andava accolta. Abbiamo concordato un intervento utile, ma il meno impattante possibile».
Thomas Delbianco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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