Mezza tonnellata di marijuana stipata tra mansarda e cantina

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Domenica 16 Giugno 2019, 05:04
L'INCHIESTA
PESARO Mezza tonnellata di marijuana stipata tra borsoni e involucri di cellophane e stoccata tra cantina e mansarda in anonime palazzine di quartiere: il magazziniere è un signor nessuno albanese, cittadino italiano, sposato e padre di due bimbi. Ufficialmente disoccupato alle prese con una quotidianità di basso profilo e un tenore di vita frugale, senza eccessi sospetti, ufficiosamente custode di un deposito di marijuana che da Gabicce Monte riforniva non solo il Pesarese ma mezza Italia.
Base operativa
Di più: per gli inquirenti l'abitazione sul colle era la base operativa di un gruppo organizzato di albanesi dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti con il compito di riempire tutte le caselle della filiera: dai corrieri ai distributori, dai pusher ai consumatori finali. E quando venerdì mattina a casa si sono presentati gli agenti della squadra mobile di Pesaro, il 37enne Aleksander Latifaj ha cercato inutilmente di confondere le carte in mano agli inquirenti facendosi passare per un comune consumatore. Passo indietro: a tradirlo sono stati gli sviluppi di un controllo - questo sì casuale - avvenuto pochi giorni prima, martedì 11 giugno, a Torino dove la polizia della Mole blocca per un consueto accertamento un'auto con a bordo altri due albanesi. Elvis Petraj, 32 anni e Elis Velaj, 19 anni, sono fermati dalle volanti in corso Dante all'angolo con via Nizza. In macchina, una Fiat 500L presa a noleggio spuntano 25 chili di marijuana accuratamente sigillata. Gli investigatori intuiscono che i due hanno preso l'ingente quantitativo da uno stock e che devono consegnarlo a Torino per essere smerciato in zona.
Il precedente
Dopo aver sequestrato i cellulari, seguendo a ritroso le utenze telefoniche e le altre tracce telematiche, arrivano a circoscrivere il centro di stoccaggio nel Pesarese, localizzandolo nel territorio di Gabicce. E a questo punto entra in campo la sinergia con la Questura e la Procura di Pesaro - le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore Marino Cerioni - che permette di chiudere un'importante operazione antidroga che ricorda il maxi sequestro avvenuto a Fano nell'estate di tre anni fa, quando, sempre la polizia, intercettò lo sbarco di un carico di quasi due tonnellate di marijuana alla foce del Metauro, in arrivo via mare dall'Albania. Non si sa se la marijuana sequestrata l'altro giorno a Gabicce sia frutto di un carico più o meno recente, ma la corde con cui le balle di marijuana sono state trovate avvolte (recuperati sette pesanti involucri, diversi dei quali stipati in borsoni), sono quelle impiegate comunemente nella nautica.
Flussi da monitorare
Spiega a margine della conferenza stampa che ha illustrato l'operazione il commissario Palio Badioli, vice dirigente della squadra mobile: «Ci sono evidenti similitudini con l'indagine che abbiamo condotto nel 2016, e non possiamo escludere che la droga possa essere arrivata via mare con le stesse modalità. Un chiaro segnale che la rotta balcanica che attraversa l'Adriatico deve continuare a essere monitorata». «Tra Albania e Marche - prosegue - in passato abbiamo arginato un flusso importante grazie a interventi strategici come a Fano, Ancona e Civitanova. Ma l'operazione di Gabicce dimostra che il rifornimento di rilevanti carichi prosegue per assecondare le richieste di un mercato su scala nazionale». Gli agenti della squadra mobile di Pesaro, in collaborazione con i colleghi di Torino, hanno bussato a casa Latifaj venerdì. L'uomo, che risiede in una palazzina abitata anche da altri nuclei familiari tutti con legami di parentela tra loro, all'inizio si è dimostrato sorpreso poi, sperando di farsi passare come un classico consumatore/spacciatore, comunque un pesce piccolo ai margini dei grossi traffici, ha fatto ritrovate degli involucri contenenti 40 grammi di cocaina e altre decine di grammi di marijuana.
Messo alle strette
Non ha convinto gli inquirenti, anche perchè i 25 chili sequestrati a Torino avevano una tecnica di confezionamento, tra sottovuoto e imballaggio, particolare. Messo alle strette ha cercato di tirare le perquisizioni per le lunghe con l'effetto rimpiattino. Ha portato gli investigatori in una palazzina adiacente, al momento disabitata, ma sempre di proprietà della famiglia dell'albanese, dove erano stipati, altri 160 chili di marijuana. L'ultimo tassello, con il quantitativo più consistente, era però nella mansarda dell'appartamento abitato dalla famiglia Latifaj con il ritrovamento di oltre 200 chili di marijuana. «Sono stato uno stupido, ho fatto una sciocchezza» l'unico commento dell'uomo quando è stato arrestato e trasferito al carcere di Villa Fastiggi.
Simonetta Marfoglia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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