La vita riservata dei 4 banditi specializzati in furti nelle case

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Mercoledì 29 Gennaio 2020, 05:04
L'OPERAZIONE
PESARO Le foto sul cellulare di monili, armi e di luoghi pesaresi tutt'altro che turistici come Case Bruciate. I segni dei denti sui monili per controllare qualità dell'oro. Una banda giovanissima, ben organizzata, con un copione da seguire. Vita ritirata la sera, senza movida, molto attivi tra le 17 e le 20, gli orari in cui mettevano a segno i furti.
L'antefatto
Quattro albanesi arrestai, una batteria di predoni venuti dall'Albania con il solo scopo di mettere a segno più furti possibili. Alloggiavano in un residence a Miramare vicino Rimini e si spostavano nella provincia di Pesaro. Ma gli agenti della squadra mobile li hanno presi con le mani nel sacco. Tutto nasce dall'intuizione degli agenti della Volante di Pesaro che lo scorso 20 gennaio hanno raccolto delle denunce di furti a Case Bruciate, almeno due. Più una signora che rientrando in casa aveva visto due ladri scappare. Gli agenti sono andati sul posto e hanno incrociato una Mercedes con targa albanese. A bordo una coppia di giovani, lui e lei. Hanno riferito di essere arrivati da poco dall'autostrada e di essersi persi. I poliziotti non se la bevono, li portano in questura. Qui scattano i controlli, ma ci sono due anomalie.
Le anomalie
La prima è un cellulare che suona a ripetizione. Gli uomini della squadra mobile pensano siano gli altri complici della batteria che dovevano essere recuperati dalla coppia in auto e che invece restano in attesa. E non hanno torto. L'altro aspetto è che dai metadati del telefono spuntano foto di gioielli e di una pistola. I poliziotti scoprono che i due alloggiano a Rimini, così perquisiscono l'hotel ma non trovano nulla. Quanto basta però per capire che oltre alla coppia ci sono altri due elementi della banda. La pista è da seguire, vengono utilizzati tutti gli strumenti tecnici più sofisticati, dalla cimice messa in nella Mercedes per ascoltare i dialoghi al Gps per seguire gli spostamenti. Gli uomini della mobile li seguono a vista, senza dare però nell'occhio. Finchè il 26 gennaio, la banda si muove e raggiunge Marotta per compiere un furto. Il colpo va a segno, poi tornano a Rimini nel residence. Una volta certi che la refurtiva era stata portata nella stanza dell'hotel, i poliziotti hanno fatto irruzione e li hanno arrestati tutti quattro.
Con le mani nel sacco
Avevano sparso il bottino di soldi e gioielli sul tavolo e stavano animatamente discutendo sulla spartizione tutti e quattro. In alcuni monili d'oro c'era il segno dei denti, evidentemente utilizzati per capire se l'oro era genuino. Secondo una prima ricostruzione a loro vengono imputati i due furti di case Bruciate, uno a Bellocchi dove è stata trovata una impronta di scarpa esattamente compatibile con il modello indossato da uno dei quattro, ma anche a Fano e uno a Marotta. L.A. di 22 anni, R.D. di 28 anni, K.P. di 24 anni e P.M. di 25 anni sono stati arrestati e sono finiti in carcere. Due di loro hanno precedenti e un terzo risulta aver compiuto un furto anche a Brescia. Appena acquisite le impronte digitali, il sistema ha marcato la sua presenza in quella abitazione lombarda tre anni fa.
Notte e giorno
«Un risultato importante spiega il dirigente della squadra Mobile Paolo Badioli un'operazione nata dalla costante presenza sul territorio delle Volanti e da un lavoro investigativo. Sono bande che vengono qua solo per compiere furti. Non hanno bisogno del visto e soggiornano un mese mettendo a segno i colpi. Nei cellulari qualcuno di loro aveva foto in via Susini risalenti a ottobre, possibile segnale che erano già stati qua. Quel giorno risulta un furto in un'abitazione. Si liberano in fretta dei bottini, li spediscono in Albania con le corriere, motivo per cui è difficile incastrarli. Per questo siamo intervenuti quando eravamo sicuri che avessero la refurtiva con loro. Sono batterie molto organizzate, ragazzi giovanissimi, ma esperti. Un premio al sacrificio degli agenti che hanno lavorato giorno e notte».
Luigi Benelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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