LA TENDENZA
PESARO Dal rosso al blu, perché il verde e il nero che qualcuno

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Mercoledì 23 Settembre 2020, 05:04
LA TENDENZA
PESARO Dal rosso al blu, perché il verde e il nero che qualcuno associa ancora alle radici storiche dei nuovi vincitori sono tramontati da tempo nella simbologia di Lega e Fratelli d'Italia. Con la geografia, cambiano anche le linee cromatiche della politica, con un viraggio che nel passaggio elettorale indica metaforicamente il tramonto e l'alba del governo delle Marche. Il nuovo presidente della Regione Francesco Acquaroli ha sfondato nella provincia rossa di Pesaro Urbino, ottenendo complessivamente il 49,13% dei consensi, ben 12 punti davanti a Maurizio Mangialardi fermo al 37,29%, una debacle per il centrosinistra che ha diverse colpe, le maggiori delle quali ascrivibili al governo del pesarese Luca Ceriscioli.
Non c'è stata, infatti, l'onda lunga nazionale del centrodestra che non ha conquistato nessun'altra regione rossa, altrove per il centrosinistra hanno vinto sia governatori confermati (Campania, Puglia) sia nuovi candidati (Toscana), la riproposizione di volti già visti (Caldoro e Fitto) ha penalizzato l'alleanza Salvini-Meloni-Berlusconi. Tutti elementi che assegnano alle Marche un risultato in controtendenza, giustificabile essenzialmente con le ragioni del governo territoriale degli ultimi 5 anni.
In provincia hanno resistito solamente 9 comuni dove ha vinto la coalizione dell'ex sindaco di Senigallia: Cantiano, Frontone, Mondavio, Montecalvo in Foglia, Monte Cerignone, Serra Sant'Abbondio, Peglio, Pesaro e Urbino (paradossalmente governata dal centrodestra, ma senza Lega e Fdi). La roccaforte rossa è Peglio dove il centrosinistra ha sfiorato il 63% con il centrodestra fermo al 30%. Contraltare blu a Petriano dove Acquaroli ha raggiunto il picco del 68% di consensi infliggendo a Mangialardi un mortificante distacco di 46 punti.
Lo smottamento dei voti
Il campo dello smottamento dei voti è quello sanitario, per scelte amministrative che hanno incisivo pesantemente sui bisogni di salute della popolazione secondo un indirizzo che ha visto negli anni il centrosinistra perdere progressivamente tutte le amministrazioni dell'entroterra dove sono (o erano) presenti ospedali, fino alla Regione (la riconquista di Pergola un anno fa non ha fatto tendenza), in un'esemplare sordità alle richieste dei territori e con una partecipazione politica intesa come comunicazione di scelte già compiute piuttosto che come confronto e integrazione. Anche la gestione dell'emergenza coronavirus ha presentato diverse carenze (ritardo di mesi nel ricorso massivo ai tamponi, collasso iniziale del sistema sanitario a Pesaro, Covid hospital di Civitanova), nonostante il vantaggio iniziale del confronto vinto con il premier Conte sulla chiusura delle scuole.
L'occasione mancata dell'alleanza con il Movimento 5 Stelle, lamentata da Matteo Ricci, richiama anche le responsabilità di chi non l'ha saputa gestire perché, come ha ricordato in un salotto televisivo il segretario nazionale del Pd Zingaretti, sarebbe stato necessario un accordo programmatico non una mera offerta di poltrone, con variazioni di indirizzo che lo stesso sindaco di Pesaro difficilmente avrebbe accettato, a partire dalla cancellazione del project financing per il nuovo ospedale di Muraglia.
La rinnovata rappresentanza istituzionale (con due sole conferme) segna una diversa distribuzione di pesi per aree politiche e geografiche. Per la Lega, sono stati eletti Mirco Carloni di Fano (il più votato del Carroccio nell'intera regione con 6.827 preferenze) e Luca Serfilippi (3.357), che sono andati a pescare parecchi voti anche a Pesaro. L'ex sindaco di Fermignano Giorgio Cancellieri resta fuori (2.898 preferenze). «Sono emozionato e commosso - dice agli elettori Serfilippi, 33 anni -. Rappresenterò tutta la provincia e tutte le Marche. Vi chiedo di starmi vicino e lavorare tutti insieme per far tornare a splendere la nostra terra. L'unica promessa che vi faccio è il massimo impegno da oggi. Non cambierò il numero di cellulare e tornerò in mezzo alla gente, come ho sempre fatto».
Per Fratelli d'Italia, nella circoscrizione passa solamente l'ex sindaco di Pergola Francesco Baldelli, che sbaraglia la concorrenza interna prendendo voti in tutti i comuni e risultando con 4.991 preferenze il secondo più votato nelle Marche del suo partito (dopo l'ascolano Guido Castelli: 8.641) e terzo di tutto il centrodestra. «Un grande risultato che premia la coerenza e la passione per il territorio - sottolinea Baldelli, che dà subito un saggio del suo programma -. Ora inizia il lavoro più importante per sanità, infrastrutture, agricoltura, turismo. Intanto, i dirigenti della Regione blocchino il project financing per l'ospedale unico e si cominci a ragionare di riscrittura del piano sanitario e di riorganizzazione della rete ospedaliera».
L'outsider Rossi e i bocciati
Non del tutto a sorpresa (perché era un'eventualità preventivata) è stato eletto l'outsider Giacomo Rossi (646) di Civici-Civitas di Apecchio, da dieci anni impegnato in battaglie a tutela dell'entroterra e, in particolare, della sanità. Invece, pur ottenendo 3.535 voti personali con Forza Italia, non entra in Regione il sindaco di Colli al Metauro Stefano Aguzzi.
Per il Pd, Andrea Biancani di Pesaro ha pedalato negli ultimi 5 anni e nella campagna elettorale tanto da superare il tetto delle 10mila preferenze (10.224), accreditandosi come il più votato di tutta l'assemblea legislativa. Passa con lui anche Micaela Vitri di Vallefoglia (5.786), mentre dopo 35 anni di carriera viene bocciato dalle urne Renato Claudio Minardi di Fano con 4.490 voti. Non sono stati confermati neanche Federico Talè (Italia Viva) di Mondavio e Boris Rapa di Fano ripropostosi con Rinasci Marche.
Centra l'obiettivo dell'elezione Marta Ruggeri del M5S di Fano che con 1.685 preferenze fa il vuoto dietro di sé, più votata della sua lista in tutta la regione. «Sono soddisfatta - dichiara - perché questo risultato è un riconoscimento del grande lavoro che da anni sto svolgendo con il gruppo. Mi impegnerò al massimo per portare in regione le istanze di questo territorio e anche delle altre province che non hanno propri eletti».
Lorenzo Furlani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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