Gli gridano «sei una scimmia» razzismo al match tra ragazzi

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Giovedì 24 Gennaio 2019, 05:04
IL CASO
PESARO «Sei una scimma di m...»: un insulto razzista ripetuto uno, due, tre volte rafforzato dai buu da stadio. Cori e invettive che gli avversari scandiscono a fine partita negli spogliatoi contro un cestista, un ragazzo pesarese di 17 anni di colore, figlio di immigrati. Succede a Montelabbate a un incontro di una serie cadetta qualche giorno fa. La faccia brutta dello sport, quello stesso sport che sulla carta è un invito alla coesione e al fare squadra.
Gli interrogativi
Una ragazzata? Per qualcuno non lo è e se quel qualcuno si chiama Walter Magnifico, simbolo del basket pesarese e dell'indimenticata stagione della Scavolini dei campioni, ecco che il tutto assume - per fortuna - rilevanza extra locale, perchè obbliga tutti, il mondo dello sport in primis a riflettere e a interrogarsi su quale strada intraprendere prima che certe situazioni possano sfuggire di mano. Soprattutto se coinvolgono giovanissimi quelli che dal gruppo devono imparare e forgiarsi. Gli insulti xenofobi hanno colpito un giovane giocatore del Real Basket Club Pesaro di cui Walter Magnifico è attuale responsabile, ma Magnifico è anche consigliere regionale della Federazione Italiana Pallacanestro. Da qui la sua presa di posizione come monito ed esempio. L'ex capitano della Vuelle deve aver meditato sul da farsi, su cosa sarebbe stato meglio per tutti poi ieri ha deciso e la sua decisione è un lungo post che alla velocità dei social ha subito assunto rilevanza mediatica conquistando la ribalta nazionale. Perchè jha messo nero su bianco cosa è accaduto e le sue conseguenze. Passo indietro: una decina di giorni fa nella palestra di Montelabbate, dove i ragazzi della sua società disputano le partite casalinghe, di disputa un incontro del campionato regionale Under 18 Gold vittorioso per gli ospiti.
Brutta sorpresa
Al termine del match gli avversari dedicano una serie di sfottò all'indirizzo dei giocatori locali, da uno spogliatoio all'altro. E poi anche a viso a viso quando il 17enne oggetto degli sgradevoli cori assieme a un compagno esce e prega ai rivali di smettere di bussare prepotentemente sui muri e di rivolgere certi epiteti. Ma le invettive lievitano e diventano pesanti. Magnifico, nel post, parla di «vergognose frasi offensive e discriminatorie nei confronti di un giocatore di colore della squadra pesarese». Vengono riportate oltraggianti parole come scimmia di m.., unite a buu da stadio, mettendo in evidenza «la cattiveria gratuita e ingiustificata di giovani nei confronti di un parietà». La forza - negativa - del branco. Con l'arbitro che riporta tutto ciò che ha sentito e alla fine punisce un dirigente della società avversaria (che poi si è scusata per l'accaduto), ma non gli autori delle frasi discriminatorie. «Vista l'impossibilità da parte degli arbitri presenti di individuare con assoluta certezza le persone ritenute colpevoli» si è applicato l'art. 35 n. 4, sanzionando un' inibizione di 15 giorni al dirigente responsabile.
La delusione
E la reazione del giocatore pesarese alle decisioni del giudice è stata quella di voler abbandonare il basket «fortemente deluso - riporta Magnifico - dal fatto che chi lo aveva offeso e umiliato, l'aveva fatta franca». Alla fine l'hanno convinto a tornare sulla sua decisione e forse questa è l'unica buona notizia di un episodio agli antipodi dello spirito sportivo e del basket che dovrebbe essere divertimento. Lo stesso Magnifico è da sempre esempio di rettitudine e tolleranza, un simbolo che nella sua lunga e gloriosa carriera ha giocato con stranieri di tutte le età, razze e culture. Ed è per questo che non ha voluto accettare certi comportamenti, certe parole dette con leggerezza ma che hanno il peso delle pietre. «La genuinità del nostro caro amico - si legge nel post - si riassume in tutte le sue semplici e chiare parole si gioca di squadra e quando si va in campo si vince e si perde tutti insieme, erano in spogliatoio tutti insieme, avrebbero dovuto perdere tutti insieme. Gli ho spiegato che i giudici applicano i regolamenti e che bisogna fidarsi del loro operato, ma ad essere sinceri, in un caso del genere, chi può dargli torto. Forse oggi ci troviamo in questa situazione perché dovunque (in ogni ambito, sport, scuola, lavoro) si giustificano fin dalla giovane età comportamenti immorali e discriminatori. Siamo ancora molto indietro su questo aspetto e bisognerebbe avere, tutti, più coraggio per poter riuscire a ribaltare le cose e far diventare lo sport un vero luogo di accoglienza ed integrazione per tutti».
Gli altri episodi
Un caso negativo a pochi giorni da quello avvenuto a Carpenedolo, in provincia di Brescia, dove l'allenatore dell'under 13 locale ha ritirato la squadra per gli insulti all'arbitro tredicenne da parte dei genitori della formazione avversaria. «In che direzione stiamo andando?» chiosa l'ex capitano.
Simonetta Marfoglia
Camilla Cataldo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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