L'ECONOMIA
MACERATA Niente asporto dopo le 18, cambiano i colori e i bar, ristoranti

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Sabato 16 Gennaio 2021, 05:04
L'ECONOMIA
MACERATA Niente asporto dopo le 18, cambiano i colori e i bar, ristoranti e negozi si ritrovano a fare i conti con una serie di incognite. Oramai la rassegnazione, la rabbia e le incertezze accompagnano il lavoro quotidiano di chi, nonostante tutto, cerca di tirare avanti la propria attività. Ma le nuove restrizioni in vigore da domani non fanno che complicare ancora di più una situazione insostenibile che va avanti da mesi. Il balletto dei colori esaspera i commercianti e i titolari di bar e ristoranti, che ora si vedono colpiti dall'ultimo Dpcm che limita ancora di più i margini di manovra per continuare a lavorare.
Le restrizioni
Chi puntava sull'asporto per riuscire a sostenere, almeno, le spese fisse della propria attività si sente penalizzato. E tra gli addetti ai lavori è sempre più grande la convinzione che non sia questa la soluzione. «Non ci si contagia al bar» è il pensiero dei più. «In una città come Macerata con l'asporto dopo le 18 non si sono comunque mai venuti a creare assembramenti ha detto Aldo Zeppilli, titolare del Bar Centrale a Macerata Il problema potrà esserci stato nelle grandi città e allora perché generalizzare? In Comuni come i nostri l'asporto non crea certo assembramenti. Questi cambi continui rappresentano un problema. Non si fa in tempo ad abituarsi ad una situazione, ad un colore, che già cambiano di nuovo. Il bar e il ristorante non sono negozi che apri e chiudi una porta. Ci sono i frigoriferi da riempire, c'è da fare i conti con la scadenza dei prodotti, dobbiamo rifornici. E come faccio a programmare? Noi dobbiamo abiturci, riorganizzare il lavoro. Così la situazione diventa insostenibile per noi. Ma, intanto, questo calo dei contagi non mi pare che ci sia».
La rassegnazione
«Siamo rassegnati, questa è la situazione ha detto Luca Leonardi del Caffè Maretto, in piazza XX settembre, a Civitanova Quello che incassavo, anche con l'asporto o restando aperto fino alle 18, quando si può, non basta per mandare avanti una struttura grande come la mia. A maggior ragione ora. Ma andiamo avanti facendo soltanto quello che ci è consentito, senza rischiare. Per noi la situazione economica è grave, io oggi ho dovuto pagare i contributi e li ho pagati. Ovvio che le difficoltà ci sono. Sono consapevole ci sia una situazione sanitaria complessa da gestire e da risolvere, ma le decisioni che stanno prendendo sono veramente assurde». Non va meglio per i ristoratori, pure loro alle prese con le materie prime da acquistare, con il rischio degli sprechi, e le chiusure forzate. «Per chi lavora con l'asporto questo divieto è una decisione assurda, noi stiamo puntando sulla consegna a domicilio ha detto Luisa Baiocco, proprietaria del ristorante Lulu sul lungomare Piermanni, a Civitanova Purtroppo, il problema resta la pianificazione del lavoro, soprattutto per chi come noi cerca di lavorare i prodotti freschi. Oramai prendiamo solo quantità piccole, quasi formato casa, per cercare di evitare al massimo gli sprechi. Ma è veramente tanto difficile. Facciamo sacrifici, lavoriamo senza accendere i riscaldamenti per mantenere al minimo le spese. Cerchiamo di fare almeno il minimo indispensabile per coprire le spese fisse principali. E non possiamo fare altrimenti». Non va meglio per i negozianti del settore abbigliamento e scarpe. I saldi cominciano oggi, ma pensare di fare affari nonostante i ribassi ai tempi del Covid-19 è un miraggio. E, infatti, le aspettative sono tutt'altro che rosee.
L'esasperazione
I commercianti sono esasperati e stanchi. «I saldi non penso proprio che partiranno bene ha detto Franca Ercoli, proprietaria di uno storico negozio di abbigliamento e portavoce dei commercianti del centro di Macerata Sono due giorni che non gira nessuno, la gente ora è ancora più disorientata. Senza contare che tanti non hanno i soldi. Della nostra categoria non importa nulla a nessuno, noi siamo preoccupati, non c'è alcun rispetto per noi. Io ho un negozio da trenta anni, perché devo finire in mezzo alla strada per colpa di un Governo a cui non importa niente di noi? Il commercio è uno dei pilastri dell'economia del nostro Paese, da sempre. Il nostro diritto a lavorare non conta nulla?». «Stamattina mi sono sentita con altri commercianti, siamo disperati ha detto Debora Pennesi dell'associazione commercianti di Civitanova Centriamo Iniziano i saldi e siamo arancioni, non ci voleva proprio».
Chiara Marinelli
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