Il rilancio è ancora lontano In centro 70 vetrine spente

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Venerdì 20 Aprile 2018, 05:04
IL COMMERCIO
MACERATA Saracinesche abbassate, polvere sulle vetrine, mobili accatastati, insegne spente. È l'altra faccia del centro storico di Macerata. Quella di chi si è arreso ed ha chiuso i battenti: qualcuno lo ha fatto da molti anni, altri da pochi mesi. Sta di fatto che la presenza di tanti negozi sfitti all'interno delle mura urbane salta subito all'occhio. Perimetro nel quale sono attive, dati ufficiali che comprendono anche corso Cavour, corso Cairoli e viale Trieste, 192 attività commerciali. Dai negozi tradizionali a bar e ristoranti.
L'effetto sisma
Il numero delle vetrine chiuse si attesta invece sulle 70 unità. In qualche caso tale chiusura è stata obbligata dal terremoto, come nel caso dei negozi di corso Matteotti che si trovavano nella palazzina dichiarata inagibile. In questo caso le boutique Cicconetti e Alex si sono dovute spostare obbligatoriamente altrove. Come anche Nautilus in via Padre Matteo Ricci. Ma per molti degli altri la chiusura è dovuta alla fine dell'attività lavorativa in alcuni casi, a cui non c'è stato ricambio, per la crisi economica abbinata al diminuito appeal del centro storico. Risalendo da via del Convitto si notano due esercizi chiusi che ospitavano prima un bar ed un orologiaio trasferitosi in via Roma. A piazza Affede ha chiuso un negozio di frutta e verdura mentre lungo via Mozzi sono ben sette le saracinesche abbassate di attività la cui chiusura è però più datata negli anni. A piazza Annessione, invece, è recente la chiusura di Tutto per la cancelleria, storico esercizio che molti maceratesi ricordano come Titta negli anni Settanta. Nella stessa piazza non c'è più un negozio di abbigliamento ed una macelleria chiusa sotto le loggette.
Il ricambio
Risalendo su via Garibaldi l'ex Oviesse è ancora al buio e si contano altri otto negozi chiusi. Con alcuni spostamenti, come quello di una tabaccheria e della profumeria Masè sempre all'interno della via dove al posto dell'ex Follie si annuncia l'apertura di una cartoleria. Anche in via Lauri due negozi come Carpisa e Avant Garde sono vuoti. Risalendo corso Matteotti non ci sono più Black Fashion spostatosi sempre in corso Matteotti, Marina Rinaldi: è vuoto anche l'ex Pompei e la profumeria sino alla gelateria Coast to coast. A Palazzo degli Studi sono chiusi l'ex Oasi e dove c'era la cartolibreria Palmieri, oltre al negozio nella galleria del fotografo Centioni spostatosi in corso della Repubblica. In via Gramsci nessuno ha più preso il posto della gastronomia La Concorrente, del Banco di Roma e del negozio di scarpe Timberland. Un paio di negozi chiusi anche in via Crescimbeni così come in via Don Minzoni. Mentre in corso della Repubblica, accanto ad una Civica Enoteca chiusa da anni, ci sono numerose vetrine spente: su tutte la libreria Mondadori, l'Hosteria del Buonumore, ex Castellani in ristrutturazione e Pietrarelli altro storico negozio sbarrato. Anche Piaggia della Torre e piazza Mazzini, con le vie confinanti (Ciccarelli e Crispi), presentano numerosi locali che espongono il cartello affittasi.
Gli affitti
«Io non credo che ci sia un problema di affitti alti dice Stefano Di Pietro commerciante del centro- ma si tratta di un'evoluzione complessiva che tocca tutti i centri storici e non solo Macerata. Il problema del passeggio, della frequentazione che diminuisce anche perché le persone escono di meno e quindi scendono pure vendite e fatturato del commercio. Il tema che si pone è quello di restituire una fruibilità che renda attrattivo e conveniente l'andare in centro. Questo può avvenire anche con una apertura misurata al traffico di queste aree». Stefania Meletani individua invece nel fatto che «non sia un dramma la chiusura di attività ma la mancata apertura di altre in centro. Gli affitti sono calati e quindi le cifre sono accettabili, non è quello il problema. Sembra quasi che per i commercianti sia più appetibile aprire attività fuori le mura. Qui se ne sono andati via prima le grandi catene ed ora anche il piccolo commercio».
La riqualificazione
Milena Ibro, dell'omonimo negozio di corso Repubblica sottolinea come ci sia paura di investire in un centro chiuso, gestito male anche dal punto di vista della comunicazione. Chi chiude non viene poi sostituito. Sarebbe necessario riqualificare una città bellissima come Macerata e non lasciarla invece nell'incuria e abbandono. Più vetrine illuminate e una città frequentata garantisce anche maggiore sicurezza alla cittadinanza» . Quello della riqualificazione - il Comune ha annunciato un grande progetto - è l'argomento su cui si dovrà concentrare la discussione del prossimo futuro proprio per far prevalere la voglia di rilancio sulla rassegnazione.
Mauro Giustozzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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