Caso Pamela, i tre indagati in carcere pure per spaccio

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Martedì 24 Aprile 2018, 05:04
GLI ACCERTAMENTI
MACERATA Tre ordinanze di misura cautelare in carcere sono state emesse dal Gip Giovanni Maria Manzoni nei confronti dei tre fermati nell'ambito dell'omicidio di Pamela Mastropietro: Innocent Oseghale, Desmond Lucky e Lucky Awelima. Ai tre vengono contestati plurimi episodi di spaccio di eroina e marijuana avvenuti tra Macerata e Montecassiano fino al giorno del ritrovamento dei resti di Pamela Mastropietro, il 31 gennaio scorso a Casette Verdini. La richiesta delle misure era stata avanzata dal pubblico ministero Claudio Rastrelli al termine di una scrupolosa attività investigativa compiuta dai carabinieri per ricostruire l'attività illecita di spaccio compiuta dai tre indagati per il brutale assassinio della diciottenne romana.
Gli interrogatori
L'indagine è stata avviata subito dopo il fermo dei tre nigeriani, giorno dopo giorno sono stati sentiti numerosi stranieri e numerosi tossicodipendenti italiani. Sono stati soprattutto questi ultimi a riferire di aver acquistato droga dai tre, specificando quantità e tempi incastrandoli così alle proprie responsabilità. Quanto dichiarato dagli acquirenti è stato poi confrontato con i tabulati che hanno confermato gli avvenuti contatti telefonici tra loro e gli spacciatori. Alcuni degli acquirenti ai carabinieri avevano raccontato di aver acquistato la droga di fronte all'Istituto d'arte di Macerata. C'è poi un altro testimone che, sentito, ha riferito di spacciare sistematicamente la marijuana che gli dava Oseghale in cambio dell'ospitalità nell'abitazione di via Spalato 124. Un altro acquirente, più volte si sarebbe rifornito di marijuana da Oseghale incontrandolo a delle feste.
Le telefonate
In una intercettazione gli inquirenti sentono quello che Lucky dice ad Awelima. Il primo racconta che il 31 gennaio (giorno del ritrovamento del cadavere di Pamela) aveva sei dosi di eroina, una l'aveva spacciata, mentre le altre le aveva ingoiate alla vista dei carabinieri e una gli era rimasta sotto la lingua. Una volta andato via dal comando dei carabinieri era andato in bagno espellendo le cinque dosi. «Quando sono arrivato a casa - racconta Lucky - ho fatto di nuovo ed è uscito, ho lavato. Quelle dosi sono rimaste dentro di me per tanto tempo, è stata confezionata bene, è dura dentro la cacca». Il Gip nell'ordinanza sottolinea come gli indagati fossero dediti ad una sistematica attività di spaccio di sostanze stupefacenti, diventata la loro unica attività lavorativa, tant'è che proprio Oseghale riusciva a pagare l'affitto della mansarda in una delle zone residenziali della città proprio grazie ai proventi illeciti della vendita di marijuana.
Il giudice ha ritenuto la sussistenza di gravi esigenze cautelari, in particolare i pericolo di reiterazione del reato e di fuga, perciò ha disposto nei confronti dei tre la custodia in carcere. Ieri pomeriggio i carabinieri sono tornati in via Spalato per una perquisizione che però ha dato esito negativo. Ad assistere ai controlli gli avvocati Simone Matraxia (che difende Oseghale insieme all'avvocato Umberto Gramenzi) e Giuseppe Lupi (che difende Awelima).
Benedetta Lombo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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