CAMERINO Era il 15 dicembre di un anno fa, quando grazie alla tenacia di un giovane

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Domenica 29 Novembre 2020, 05:05
CAMERINO Era il 15 dicembre di un anno fa, quando grazie alla tenacia di un giovane sacerdote ed alla generosità dei coniugi Giovanni Arvedi e Luciana Buschini, si sono riaperte le porte della basilica di San Venanzio a Camerino: la storia a lieto fine di don Marco Gentilucci, che recentemente ha combattuto e sconfitto il Covid, sarà  parte della campagna Cei Insieme con i sacerdoti, che ogni anno racconta le storie delle piccole parrocchie d'Italia, per mostrare l'impegno concreto in realtà periferiche e sconosciute, portato avanti con le offerte per i sacerdoti. Don Marco è parroco della basilica di San Venanzio e si è trovato a dover fronteggiare anni difficili, dopo le scosse sismiche. Spiega don Marco Gentilucci: «Questa campagna è importante per dare voce e raccontare l'esperienza della chiesa diocesana. La Cei ha voluto gettare lo sguardo sull'esperienza della nostra comunità, legata al sisma, l'impegno accanto alla gente, il bisogno di ricostruire non solo i luoghi fisici, ma la comunità, con esperienze, relazioni. La fatica più grande di questi anni, è stata non avere luoghi dove incontrarsi. La conferma viene dalla riapertura della basilica di San Venanzio, specie dopo il primo lockdown». Gli anni del post sisma hanno visto il sacerdote dire messa nella tensostruttura alle Mosse, nei centri sociali di San Paolo e Vallicelle, continuare l'impegno estivo dei campi scuola con i giovani, facendo tesoro di anni di esperienza come scout. Lasciatasi ormai alle spalle la quarantena per il Covid («La malattia mi ha rallentato ma ora sono negativo»), don Marco Gentilucci è pronto a raccogliere di nuovo il testimone di un impegno quotidiano come sacerdote: «AI momento la gente ha grande timore per quello che stiamo vivendo, che porta ad una grande prudenza nell'incontrarsi, conseguenze nella vita concreta della comunità. In questo momento in cui tutti facciamo un passo indietro, per il fatto che giustamente la priorità adesso è la salute di tutti, rimane il bisogno di avere un contatto, come comunità cerchiamo di portare avanti relazioni anche con l'utilizzo delle nuove tecnologie. Quello che emerge è il grande bisogno delle persone di sentirsi tranquille».
m. o.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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