«A pagare la crisi sono soprattutto i precari»

2 Minuti di Lettura
Sabato 1 Agosto 2020, 05:04
MACERATA «Bisogna ricostruire il lavoro e farlo ripartire nel più breve tempo possibile. Prima che finiscano le misure degli ammortizzatori sociali in atto. Altrimenti il rischio di una conflittualità sociale che crescerà è dietro l'angolo». Dunque si alla cassa integrazione ordinaria, in deroga e al fondo di solidarietà e perfino agli stessi bonus che vanno a coprire le fasce di lavoratori più deboli, ma il sindacato chiede ad alta voce che si operi su una ripartenza del lavoro che consenta una ripresa anche dell'economia. «La situazione rischia di diventare esplosiva se non ci saranno risposte valide da parte del governo sottolinea Daniele Principi responsabile organizzativo della Cgil Macerata- perché finchè ci sono gli ammortizzatori sociali, pur con le lentezze ed i ritardi che abbiamo denunciato, la coesione e la tenuta del tessuto sociale anche del maceratese può essere garantita. Pure la proroga del divieto di licenziamento fino alla fine del 2020 può contribuire a rasserenare i lavoratori ma si tratta di soluzioni tampone che non risolvono il problema».
La crisi
«Finora - prosegue - chi ha pagato la crisi del Covid 19 sono i lavoratori precari, invisibili, con contratti a intermittenza, senza tutele. Giusto intervenire con un sostegno economico anche verso di loro. Ma il futuro è garantire un reddito dignitoso a chi di lavoro vive in tutte le sue forme, non toccando i diritti per arrivare a questo. Auspicando che in autunno non ci sia una seconda ondata del Covid 19. Dover passare per un secondo lockdown significherebbe la chiusura di almeno un 30% di aziende». I settori che più hanno fatto ricorso alla cassa integrazione nel secondo trimestre dell'anno sono l'industria che assorbe ben 37.552.761 ore degli oltre 50 milioni di ore autorizzate. La meccanica è il settore in cui si registrano più ore di cig (16,2 milioni), seguono il comparto calzaturiero (5,8 milioni), il legno (4,5 milioni) e il chimico-plastico (3,6 milioni. Nell'abbigliamento le ore autorizzate sono state 2,2 milioni.
m. g.
© RIPRODUZIONE RISERVATA