Monoclonali e antivirali per combattere il Covid: «La tempestività è tutto»

Monoclonali e antivirali per combattere il Covid: «La tempestività è tutto»
di Laura Pesino
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Venerdì 14 Gennaio 2022, 05:04 - Ultimo aggiornamento: 09:07

 Non solo anticorpi monoclonali all'ospedale Goretti, dove dall'inizio della distribuzione in Italia viene utilizzato con successo anche l'antivirale Molnupiravir. Quattro compresse somministrate per cinque giorni, in grado di salvare molte vite umane e di scongiurare la progressione verso forme gravi della malattia. La situazione dei contagi resta gravissima e la pressione sull'ospedale sempre più alta, ma ora ci sono più armi a disposizione per combattere la battaglia contro il Covid. Se la vaccinazione resta la forma di prevenzione e protezione maggiore in grado di coprire una porzione di popolazione decisamente più ampia, con i monoclonali, da marzo ad oggi, sono stati trattati oltre 1.500 pazienti e sono stati risparmiati centinaia di ricoveri. «Nei primi mesi spiega la dottoressa Miriam Lichtner, dirigente della Uoc Malattie infettive reclutavamo i pazienti direttamente con una chiamata attiva, individuando sul nostro sistema, tra i pazienti positivi, coloro che avevano i requisiti necessari per età e patologie pregresse. Ora riceviamo circa 50 segnalazioni ogni giorno da parte dei medici di medicina generale e riusciamo a fare anche 30 somministrazioni».

Fra i requisiti ci sono l'età avanzata (over 65) e la concomitanza di fattori di rischio e patologie pregresse, come diabete e obesità, malattie neurologiche, malattie polmonari e cardiovascolari. La somministrazione avviene all'interno della tensostruttura allestita nell'area esterna dell'ospedale ed entro poche ore il paziente può fare ritorno a casa. La finestra temporale è però ristretta: entro i primi giorni e non oltre i dieci dalla comparsa dei primi sintomi e nel 90% dei casi si riesce a prevenire la progressione in forma grave della malattia. «Abbiamo inoltre un filo diretto con i reparti di oncologia ed ematologia spiega ancora la professoressa che inviano i pazienti positivi alla somministrazione di monoclonali. Di quelli finora utilizzati però c'è una sola formulazione contro la variante Omicron e di questa sono quasi terminate le scorte in tutta Italia, quando sospettiamo si tratti proprio di questa variante non li facciamo. Per fortuna è arrivato l'antivirale Molnupiravir, con cui abbiamo già trattato diversi pazienti e che sta dando risultati soddisfacenti. In questo caso però la finestra è ancora più breve: appena cinque giorni dai primi sintomi. Nel trattamento del Covid continuiamo inoltre ad utilizzare anche l'antivirale Remdesivir». I decessi legati al virus però ci sono ancora (21 solo dall'inizio di gennaio, su 718 totali nei due anni di pandemia) e riguardano in alcuni casi anche persone con meno di 60-70 anni. «La cosa davvero importante conclude la dirigente di Malattie Infettive è intervenire in modo tempestivo, prima che la malattia abbia iniziato a dare sintomi gravi. Purtroppo continuiamo a vedere tanti pazienti che arrivano tardi. Quando la polmonite da Covid si è già scatenata il trattamento diventa più complesso e non sempre si raggiungono i risultati sperati. Chi non si vaccina spesso non si fida neanche delle cure».
Laura Pesino
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