Un'insegnante di Formia è ricoverata in gravi condizioni all'ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar di Valpolicella, in provincia di Verona. È stata colpita da un malore mentre si trovava in Veneto dalla figlia, i familiari si sono rivolti all'Associazione Giustitalia: vogliono sapere se esiste un collegamento tra la trombosi e la somministrazione del vaccino anticovid. L'Associazione Giustitalia - alla quale si è rivolto il marito della signora che ha poco più di 50 anni - spiega che l'insegnante è stata vaccinata il 14 marzo a Formia, nei giorni successivi alla somministrazione della fiala AstraZeneca, ha accusato i sintomi comuni a molte persone, qualche dolore e febbre, quindi un miglioramento che l'ha convinta ad affrontare il viaggio a Verona per raggiungere la figlia. «Dopo settimane di malessere generale - spiega il dottor Luigi De Rossi di Giustitalia - con febbre alta, dolori, capogiri, debolezza, la scorsa settimana è stata ricoverata d'urgenza all'ospedale di Nagrar. Le sue condizioni sono gravi, la donna è stata colpita da un grave ictus collegato alla vaccinazione anticovid».
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I familiari della vittima non hanno voluto rilasciare dichiarazioni, mentre l'ospedale conferma il ricovero della donna ma, contrariamente a quanto affermato da Giustitalia, sottolinea che non è stata effettuata alcuna segnalazione all'Aifa, in quanto non sono state riscontrate nella cinquantenne formiana sintomi riconducibili al vaccino e alle possibili reazioni avverse elencate nel bugiardino.
Giustitalia da mesi sta portando avanti una class action contro l'azienda farmaceutica AsraZeneca e diverse famiglie di persone colpite da malore in seguito alla somministrazione del vaccino - ma ancora non è stato provato ci sia una correlazione - si sono rivolte all'associazione chiedendo chiarezza e il risarcimento dei danni. E' fondamentale però tenere presente che ieri, ancora una volta, il comitato per la sicurezza dell'Agenzia Europea per i Farmaci, l'Ema appunto, ha dichiarato che i «coaguli di sangue insoliti con piastrine basse» sono effetti collaterali molto rari. La frequenza è difficile da valutare, dice l'agenzia, ma parla di circa «un caso su 100mila, o più» e la conclusione è che i benefici sono superiori ai rischi».
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