Tossicodipendenti in aumento nella spirale molti giovanissimi

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Sabato 25 Maggio 2019, 05:04
L'ALLARME
FERMO «L'aumento dei sequestri di droga indica che il fenomeno, legato alla criminalità, è molto attivo e che il territorio sta mandando segnali d'allarme. La sinergia delle forze dell'ordine è un forte segnale di attenzione e protezione, perché la comunità locale sa che c'è un presidio costante che si sta sforzando di sradicarlo». La direttrice del Dipartimento dipendenze patologiche dell'Area Vasta 4, Gianna Sacchini, commenta così i recenti blitz che hanno portato al sequestro di significative quantità di stupefacenti. Nell'arco di pochi giorni, Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza sono stati impegnati in azioni spettacolari, segnando punti significativi nella lotta allo spaccio. Un fenomeno che, però, è lontano dall'essere debellato.
La dipendenza
A dirlo sono i numeri dei tossicodipendenti presi in carico dal Serd dei Fermo. Le cifre aggiornate verranno diffuse a breve. Per ora, quello che si sa è che, rispetto all'anno scorso, sono cresciute. E che l'età media della prima dose si è abbassata. Nella maggior parte dei casi, al Serd si arriva quando la dipendenza è ormai conclamata, farsi è il primo e unico pensiero e le crisi di astinenza scandiscono le giornate dei drogati. Tra i pazienti ci sono anche diversi detenuti. In molti scelgono di essere curati in forma anonima. «Arrivano da noi quando l'uso della sostanza diventa problematico dice Sacchini e si ha necessità di governare le conseguenze negative del fenomeno, che da soli fanno fatica a gestire. Spesso arrivano sotto la spinta di un familiare o di un partner o dietro una pressione economica o giudiziaria». Quando cioè la famiglia va in rovina o un giudice decide che è arrivato il momento di smettere. Una strada non facile, in salita, con un rischio altissimo di ricascarci, vanificando il percorso fatto.
Gli aiuti
Al fianco dei pazienti, al Serd c'è un'equipe di tre professionisti: un operatore, uno psicologo e un medico. Insieme elaborano un piano trattamentale, che è diverso da persona a persona. «La dipendenza spiega la direttrice del servizio è una patologia cronica ad andamento recidivante. Non è un vizio, non è più da interpretare come un comportamento sbagliato che il soggetto non vuole abbandonare e dipende da un insieme di fattori che sono genetici, neurobiologici, ambientali e personali. Il motivo per cui si diventa dipendenti non è uno soltanto: è l'incrocio di tutti questi fattori». È qui che entra in gioco il territorio. Perché, se il servizio dipendenze può fare qualcosa per il corpo e la mente, poco o nulla può sul contesto in cui i pazienti vivono, quell'insieme di dinamiche che tengono in piedi una comunità, nel bene e nel male. «Lì devono subentrare altre sinergie e altre politiche del territorio. Sarebbe importante chiosa Sacchini che i sindaci conoscessero quali sono le determinanti della salute dei loro cittadini, perché alcune scelte all'interno di un territorio possono contrastare, favorire o indurre le persone più vulnerabili all'uso di queste sostanze».
Francesca Pasquali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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