Stop agli infortuni sul lavoro «Task force per la sicurezza»

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Martedì 15 Ottobre 2019, 05:04
L'EMERGENZA
FERMO Nel Fermano si continua a morire di lavoro. Quest'anno, finora, sono due le persone che hanno perso la vita svolgendo il proprio mestiere. 956 gli infortuni registrati, 522 i casi di malattie professionalizzanti riconosciute. Numeri allarmanti, ma migliori rispetto alla media regionale. Nelle operose Marche, nei primi otto mesi dell'anno, i morti sul lavoro sono stati 21, nove in più dell'anno prima. Mentre in regione gli infortuni sono cresciuti, passando dai 12.235 del 2018 ai 12.414 del 2019, nella nostra provincia hanno avuto un leggero calo: da 968 a 956.
La tendenza
In aumento, invece, le malattie professionali (da 505 a 522 nel Fermano; da 4.107 a 4.138 nelle Marche). Industria, edilizia e agricoltura i settori più a rischio. Le cifre sono state fornite domenica mattina, nel corso della tradizionale cerimonia organizzata dall'Anmil (Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro) di Fermo. Cominciata con la messa nella chiesa di Sant'Antonio da Padova, proseguita con la deposizione della corona d'alloro davanti al monumento alle vittime del lavoro e conclusa con un pranzo per gli associati. Nel mezzo, un incontro pubblico, per fare il punto della situazione. Che nel Fermano preoccupa. «Abbiamo accolto con favore l'esordio del presidente dell'Anmil, Gabriele Coccia l'impegno del Governo a elaborare un piano strategico per la sicurezza nei luoghi di lavoro. Servono interventi rapidi e incisivi: aumentare i controlli e le sanzioni, lavorare a fondo sulla coscienza e sulla cultura della sicurezza e sensibilizzare le aziende».
La legge
Temi ripresi dal prefetto Vincenza Filippi. «A fronte della legislazione, devono esserci norme attuative e controlli. Serve formazione, perché la cultura della legalità e della sicurezza deve essere base dell'azione quotidiana», ha detto dopo aver letto il messaggio del presidente della Repubblica. Tutte d'accordo le autorità presenti. Che non hanno nascosto le difficoltà a mettere in pratica, nel quotidiano, le buone intenzioni. «Oggi le parole del sindaco Paolo Calcinaro le pubbliche amministrazioni sono costrette dalla normativa statale ad aprire all'Italia intera ogni appalto, escludendo le imprese locali. Questo fa sì che, ad aggiudicarsi l'appalto, possa essere una ditta di qualsiasi regione. Far spostare la manodopera costa. Dove si scontano questi maggiori costi?». Una tendenza che, a parole, tutti vorrebbero invertire, quella delle morti sul lavoro. E ogni anno, puntuali, si torna a parlare di controlli da aumentare, di prevenzione da attuare e di formazione da portare a scuola e in ditta.
Il bilancio
«Siamo costretti a ripetere le stesse cose il commento dell'assessore regionale Fabrizio Cesetti perché ogni anno, purtroppo, assistiamo a un consuntivo drammatico. È evidente che qualche problema c'è. Da una parte c'è il tema del datore di lavoro, per il quale non devono esserci sconti. Dall'altra quello del lavoratore che deve pretendere un'organizzazione che lo tuteli, ma anche imporsi un comportamento adeguato». Perché, a volte, capita che siano proprio i lavoratori a non proteggersi abbastanza. A non mettere i caschetti o le scarpe adatte. Poi c'è la fretta, il lavoro da fare in tempi sempre più stretti. E il precariato. Con i lavoratori spesso ignari dei rischi che corrono. Perché l'importante, a fine giornata, è portare a casa la paga. «Quando manca il lavoro il commento del consigliere provinciale Aronne Perugini , a risentirne sono soprattutto i lavoratori, disposti a scendere a compromessi e a sorvolare sui loro diritti. Ma, oggi, sono state raggiunte tutele da cui non si può tornare indietro».
Il pericolo
Sull'altro fronte c'è chi lavora da una vita. «Più il lavoro è ripetitivo e più c'è il pericolo di farsi male. Perché ci si sente sicuri, ma è proprio in quel momento che può capitare una distrazione. Un attimo che può cambiare la vita», ha aggiunto Perugini, per il quale, per invertire la rotta, non serve rimettere mano alle leggi, ma applicare quelle che ci sono. Per diffondere il messaggio, l'Anmil ha promosso una campagna di sensibilizzazione. Tre spot con protagonisti altrettanti personaggi delle fiabe: un locale a fuoco e Pinocchio che perde le sue gambe di legno, La bella addormentata vittima di un incidente domestico e Capitan Uncino che si fa male a una mano in falegnameria. Emblematico lo slogan Non raccontiamoci favole. Nella vita non c'è sempre un lieto fine.
Francesca Pasquali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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