Rebus Montani: potrebbe restare chiuso soltanto l'ultimo piano

4 Minuti di Lettura
Giovedì 19 Luglio 2018, 05:04
I LAVORI
FERMO A settembre, per gli studenti del triennio dell'Iti la campanella potrebbe tornare a suonare nel plesso di via Montani. Ormai da mesi, dentro l'edificio sono in corso controlli approfonditi. Dopo il crollo di una parte del tetto, lo scorso 14 maggio, la scuola è rimasta chiusa. Nessuna ordinanza di inagibilità è stata però firmata. La struttura è stata dichiarata inaccessibile per controlli, mentre l'ala interessata dal crollo due stanze e il corridoio al secondo piano sono stati posti sotto sequestro. Notizie ufficiose parlano adesso di una situazione difficile, ma non drammatica. Pare infatti che, alla ripresa delle lezioni, resterà chiuso solo l'ultimo piano dell'istituto, mentre gli altri due potranno tornare a essere utilizzati.
La soluzione
Se fosse confermato, la scuola finita sotto i riflettori per la tragedia sfiorata e costretta a terminare l'anno dividendo le classi tra un plesso e l'altro, potrebbe tirare un sospiro di sollievo. Visto che gli interventi per rifare il tetto non dovrebbero richiedere la chiusura di tutto l'edificio, si tratterebbe adesso di trovare una sistemazione per circa tredici classi. Un problema che il Montani potrebbe riuscire a risolvere con le sole sue forze. L'Iti ha infatti il vantaggio di poter contare su diversi edifici. C'è il biennio a pochi passi dal triennio, ci sono le officine e c'è il convitto, vicino a Piazzetta. Ed è proprio questa una delle ipotesi che si starebbe prendendo in considerazione. L'idea sarebbe di spostare le classi rimaste senza sede nelle aule che fino a pochi anni fa hanno ospitato il Liceo pedagogico e che da quando la scuola è stata trasferita a palazzo Sacconi sono rimaste vuote.
Le strade
Un'altra strada percorribile sarebbe quella di sfruttare le tante ore di laboratorio dei ragazzi per fare posto agli altri. In pratica, mentre una classe sarebbe in laboratorio, la stanza liberata potrebbe essere utilizzata da un altro gruppo di studenti, e così via, in una specie di domino magari non facile da organizzare, ma che consentirebbe a tutto il triennio di restare in via Montani.
Il lavorio
Intanto, tra Provincia e Comune sono ancora in corso le trattative per trovare una soluzione salomonica e sistemare il Liceo classico e la media Betti. «Siamo in contatto tra uffici tecnici per avere al più presto possibile un quadro generale degli spazi», fa sapere il sindaco Paolo Calcinaro. L'idea al vaglio è quella di condividere le stanze della Provincia tra le due scuole. «È un'ipotesi su cui stiamo lavorando. In caso di necessità può essere una soluzione ponte. L'indirizzo politico ormai è stato dato. A breve i due uffici tecnici si incontreranno per confrontarsi», aggiunge Calcinaro. Se su questo fronte per avere novità ci sarà ancora da aspettare, un'accelerazione è stata invece impressa al nuovo polo scolastico di via Salvo D'Acquisto. Oggi si dovrebbero concludere gli scavi archeologici. «Finora non c'è stata alcuna sorpresa», spiega il sindaco. «Appena finiti, si potrà fare la convocazione per la validazione del progetto esecutivo da parte di una commissione di Invitalia. Dopo il placet, ci sarà la consegna del cantiere: nella migliore delle ipotesi prima di Ferragosto, nella peggiore appena dopo, ma comunque entro il mese. Da lì cominceranno i centocinquanta più trenta giorni di appalto».
I lavori
Nel frattempo, martedì la giunta ha approvato i lavori di impermeabilizzazione dei tetti delle primarie Monaldi e Sapienza. Centomila euro il costo degli interventi che dovrebbero partire a breve. Proseguono, infine, i lavori per l'ampliamento della scuola di Salvano (400mila euro), mentre è in corso la manifestazione di interesse per l'ampliamento di quella di Molini (600mila euro). In occasione della visita in città del ministro dell'Interno Matteo Salvini è tornato alla carica il Comitato Scuole Sicure. «Ad oggi si legge in una nota nessuno degli ottomila studenti fermani può godere di una scuola con indice di vulnerabilità sismica pari ad 1, e quindi particolarmente sicura, ma nella maggior parte dei casi sono costretti ad attendere la prossima scossa di terremoto in locali non verificati o con un indice dichiarato di molto inferiore. Al ministro Salvini chiediamo che si attivi affinché la legge venga rispettata da tutti a partire dagli enti pubblici e di poter adeguare tutte le scuole esistenti o di vedere terminata la costruzione di nuovi edifici. Nel frattempo, ogni immobile pubblico di recente costruzione dovrebbe essere utilizzato per ospitare temporaneamente gli studenti. A Fermo, invece, la sicurezza degli studenti viene dopo quella dei dipendenti pubblici, tanto che dobbiamo registrare la presenza degli uffici della Provincia in una porzione del nuovo polo scolastico, mentre gli studenti sono costretti in vecchi edifici che non possono essere adeguati perché all'interno di contesti urbani che richiederebbero un antieconomico intervento anche sulle strutture vicine».
Francesca Pasquali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA